Marco Ligabue ha una carriera decennale alle spalle, fatta di tanti successi e riconoscimenti. Una carriera che è sinonimo di energia.
La sua è infatti sempre stata una musica che arriva al pubblico in modo chiaro e diretto, senza troppi giri di parole. Dopo aver pubblicato il suo nuovo singolo Sempre Tutto Bene e e prima di partire per il suo Sempre Tutto Bene Tour in tutta Italia, Ligabue si è raccontato ai microfoni di Velvet Music. I suoi esordi nel paese di Correggio, il successo del fratello Luciano, il legame speciale con lui, racconti inediti del suo percorso musicale e personale: questo e molto altro in un’intervista nella quale il musicista ha saputo far uscire, non solo il suo lato di cantante e artista, ma anche quello di fratello e soprattutto uomo.
La musica ha sempre fatto parte di te e della tua famiglia, ma come pensi che sia nata in te la fiammella per questa arte? Hai mai pensato a cosa avresti fatto se non fossi diventato musicista?
La passione per la musica deriva sicuramente dalla famiglia, dato che i nostri genitori fondarono una delle prime balere delle nostre zone. Siamo cresciuti in questo locale e, durante la settimana, c’erano bellissimi concerti in cui si cantavano canzoni del passato. Io e Luciano eravamo rapiti e affascinati dalla musica live e dai musicisti. Questa sensazione è entrata, già da quando eravamo piccoli, nella nostra casa. Nella mia vita la musica doveva esserci in generale, e qualsiasi lavoro avrei fatto sarebbe c’entrato con la musica. Se dovessi invece uscire dal mondo musicale, direi che mi piacciono i lavori manuali. Quando facevo le superiori, nei mesi estivi andavo a lavorare. In famiglia c’era questo bisogno, e mi piaceva molto vendemmiare o raccogliere barbabietole. Penso che avrei fatto questo, se non avessi fatto il musicista.
Hai parlato varie volte dell’etichetta in cui sei stato incasellato, cioè quella di essere “il fratello di“. A tal proposito, hai anche scritto un libro. Come hai gestito il successo di tuo fratello?
L’ho sempre vissuto molto bene, e per me è stato un arricchimento. Sono cresciuto in un paese di provincia, dove si faceva la vita classica da paese. Io e Luciano frequentavamo l’Oratorio, ci ritrovavamo con gli amici al bar e le nostre giornate erano pressoché quelle. Grazie al successo di Luciano, la nostra vita – e la vita di tutto il paese – è stata stravolta.
Quando lui è partito, tanta gente ha iniziato a venire a Correggio: venivano a visitare il paese, a cercare la nostra famiglia, ed è stato uno stravolgimento bello. Ho sempre girato per concerti, e da questo punto di vista è stato qualcosa di positivo. Se devo però vedere l’altra faccia della medaglia, mi sono complicato la vita scegliendo di fare lo stesso lavoro di Luciano. Ho dovuto infatti combattere contro certi pregiudizi, contro chi mi ha sempre detto “Non sarai mai come tuo fratello” oppure “Sei raccomandato“. Questo è stato per me molto difficile, ma per fortuna la musica se ne frega. O arriva o non arriva: non ci sono mezzi termini.
Parliamo del tuo nuovo singolo Sempre tutto bene, un brano dalle influenze rock che parla della difficoltà di accettarsi. Dove nasce l’idea per questo brano?
Il brano nasce dalla voglia di tirar fuori tutti i nostri lati deboli. Ho riflettuto su una frase che diciamo spesso: “Va sempre tutto bene“. In realtà, c’è sempre la sensazione che non sta andando tutto bene e che continuiamo a nascondere le nostre fragilità. In questo canzone consiglio ad accettarsi per quello che si é. Racconto di una nottata matta in cui ho tirato fuori le mie fragilità e dei dolori del giorno dopo: del resto la vita è fatta anche di questi aspetti, del far fatica ad accettare che non si può piacere a tutti. Quando si apprendono le proprie debolezze, si inizia ad allinearsi a un senso estetico e morale, alla propria personalità.
Il singolo parla appunto dell’accettazione di sé e di quanto sia importante amare ogni versione di sé stessi. Tu ci sei riuscito?
E’ un lavoro quotidiano, non c’è una via o un traguardo. Costruiamo giorno dopo giorno, e a me piace l’idea di mettersi in gioco. Da quando ho iniziato a fare il cantautore dieci anni fa, ho imparato ad espormi e ho tirato fuori delle parti che pensavo fossero difetti, ma invece sono diventati punti di forza. All’inizio andavo sul palco con il timore, ma pian piano ci ho preso gusto e questa è diventata una mia risorsa.
Marco Ligabue: “Un duetto tra me e Luciano? Non è il momento”
Tu e Luciano Ligabue avete due carriere separate, ma avete mai pensato di collaborare insieme con un duetto? Vi piacerebbe l’idea?
Noi due collaboriamo ma non dal punto di vista artistico; io lo sostengo dal suo primo concerto. All’inizio facevo il buttadentro ai suoi concerti, poi ho iniziato ad aiutarlo nell’organizzazione e così via. Dal punto di vista artistico, ci siamo invece sempre andati con i piedi di piombo.
Lui rischia di essere il fratello maggiore che rende al fratello minore tutto più facile. Io invece vorrei che, quando uscirà una collaborazione, possa essere il frutto di qualcosa di prettamente artistico. I duetti nascono quando c’è una scintilla artistica; prima o poi arriverà e sarà bello goderci quel momento.
Futuri progetti?
Sono finalmente ripartito con la musica, dato che da due anni non uscivo con le canzoni. Abbiamo avuto tante restrizioni e ora volevo ripartire con i nuovi brani; quest’anno farò infatti uscire tante cose musicali, e ci saranno altre sorprese.
Sto intanto portando in giro due spettacoli: il Sempre Tutto Bene Tour e il tour di Salutami Tuo Fratello, che è un racconto intimo della mia famiglia e della mia Terra, attraverso racconti e musiche che sono inerenti alla chitarra acustica. E’ una formula più intima ed è piaciuta moltissimo al pubblico.
A proposito del tuo libro Salutami Tuo Fratello, cosa ne pensa tuo fratello Luciano e qual è stata la sua reazione?
Ho scritto questo libro durante il Lockdown e ricordo che, quando ero verso la fine, a un certo punto ho pensato che avrebbe dovuto leggerlo Luciano prima di procedere con la pubblicazione. Ero curioso di conoscere il suo pensiero. Ci siamo così visti e io ho tirato fuori il mio pacco di foglio A4. “Mi piacerebbe che lo leggessi per capire se ho raccontato in modo giusto le cose che ti riguardano“, gli ho detto io. La mattina dopo mi chiama e mi dice di averlo già letto tutto. Mi ha subito fatto i complimenti. Non avevo ancora esplicitato il titolo, però la parte “Salutami tuo fratello” l’avevo citata diverse volte tra le pagine. Allora lui mi dice “Immagino che il titolo sia Salutami Tuo Fratello...”, e l’ho chiamato proprio così. Luciano sa che sono l’anima più giocosa e più scherzosa della famiglia. Abbiamo due caratteri simili ma differenti; lui è più introverso.