Il cantautore canadese Neil Young è tornato a tuonare contro le major che organizzano concerti e vendono biglietit on line a causa dei prezzi
Con un post intitolato Concert touring is broken (il business dei tour si è rotto) pubblicato sul proprio sito ufficiale, Neil Young si è schierato apertamente contro Ticketmaster, il colosso della produzione e della vendita di show musicali dal vivo oltre che del servizio di biglietteria on line.
Una polemica molto dura quella del rocker canadese che solo pochi giorni fa era tornato a esibirsi dal vivo, a sorpresa e non annunciato, nel corso di una manifestazione di protesta a Victoria, vicino a casa sua, per la tutela di alcune foreste, minacciate da un processo di costruzioni e deforestazione autorizzato dal governo canadese.
Neil Young contro l’industria dei concerti
“Ricevo lettere di protesta di fan che mi incolpano per biglietti da 3mila dollari per un concerto di beneficenza. Ritengo giusto che la gente sappia che questi soldi non vanno a me non vanno nemmeno in beneficenza” ha scritto Neil Young.
“Ormai è finita. I bei vecchi tempi sono andati – prosegue il leggendario rocker nel suo post – i tour non sono più divertenti. I non sono quello più quello che erano”.
Il riferimento di Neil Young è a Ticketmaster: perché all’interno del post era embeddato il tweet con il quale il leader dei The Cure Robert Smith aveva ufficialmente protestato per i prezzi del tour americano della band inglese, ritenuto troppo alto.
La protesta di Robert Smith
In quell’occasione Smith era stato anche più categorico: “Sono disgustato quanto tutti voi dall’aumento delle ‘commissioni’ di Ticketmaster – aveva scritto il frontman dei The Cure – su questo punto dobbiamo essere molto chiari. L’artista non ha alcun modo di limitarli. Ho chiesto come sono giustificassero questi costi. Se ottengo qualche risposta soddisfacente lo farò sapere a tutti”.
Il giorno dopo Smith ha pubblicato un ulteriore tweet: “Ticketmaster ha concordato con noi che molte delle commissioni addebitate sono eccessivamente alte e, come gesto di buona volontà, ha offerto un rimborso di 10 dollari a biglietto a tutti i fan verificati…” Ovvero che non possono essere considerati scalper, bagarini. I Cure stanno completando uno dei tour americani più imponenti della loro storia e a quanto pare hanno ottenuto un grandissimo consenso di pubblico legato anche alla loro campagna nei confronti delle major di vendita e organizzazione dei concerti. Neil Young sta partendo con una tournee che lo vede impegnatissimo sul fronte del controllo dei costi. Ha deciso di imporre prezzi controllati per tutto: anche per bevande e cibo.
Polemiche e boicottaggio
Neil Young lo scorso anno aveva respinto l’idea di suonare in aree naturali ricavate all’interno di fattorie: “Una pessima idea… – aveva dichiarato il cantautore – portano da fuori cibo che arriva. da un allevamento intensivo. Io voglio dare lavoro alle fattorie, non toglierlo”.
L’anno scorso, Ticketmaster era stata presa di mira dopo che il sito Web della compagnia è andato in crash quando Taylor Swift ha rilasciato i biglietti per il suo attuale tour lasciando migliaia di fan senza biglietto. Molti fan hanno anche citato in giudizio la società per i problemi riscontrati in prevendita dello Swift’s Eras Tour.
All’inizio di quest’anno, Neil Young ha rimosso la sua musica da Spotify. Ufficialmente una decisione della major, dopo che il cantante aveva protestato contro il podcast di Joe Rogan a proposito del Covid. Ufficiosamente il rocker canadese ha bocciato tutta la politica di distribuzione di Spotify.
Young scrisse… “Con una stima di 11 milioni di ascoltatori per episodio, il The Joe Rogan Experience in esclusiva su Spotify, è il più grande podcast della piattaforma e ha un’enorme influenza. Spotify ha la responsabilità di controllare la disinformazione sulla sua piattaforma, sebbene attualmente la società non abbia alcuna politica in tal senso. Io posso fare relativamente poco. Ma se vogliono Rogan, non possono avere Neil Young”.