Era considerato uno dei principi incontrastati del reggaeton, quasi tren’anni di carriera e di successi ma anche tante amicizie pericolose
Il reggaeton è considerato uno dei generi musicali più di massa in senso assoluto. Tra Stati Uniti, Caraibi e Centroamerica ci sono decine di milioni di appassionati che ogni anno affollano locali esclusivi e creano un giro d’affari miliardari.
Sotto l’aspetto commerciale nei primi anni 2000 il reggaeton negli USA era stato definito il nuovo rap, proprio per gli immensi interessi commerciali che riusciva a smuovere tra produzioni discografiche, tour, serate e festival.
In Italia è un genere maggiormente di nicchia ma sempre estremamente popolare soprattutto nei locali che propongono musica da ballo. Di questo genere Pacho El Antifeka era considerato un re assoluto, decine di concerti tra Stati Uniti, Caraibi e Porto Rico con diverse tournee in Europa.
Pacho El Antifeka è stato ucciso in un centro commerciale di Porto Rico a colpi di pistola in un vero e proprio agguato sul quale stanno indagando le autorità e la polizia locale ma anche gli investigatori dell’FBI che avevano avviato sul musicista una indagine specifica per traffico d’armi.
Al momento non ci sono indagati, né sospetti, né arresti. Da quello che si è appreso Pacho El Antifeka era arrivato insieme ad alcune persone del suo staff in un centro commerciale di Bayamon, non lontano dalla capitale San Juan, per fare alcuni acquisti: in serata avrebbe dovuto tenere un concerto.
L’ipotesi è che si sia trattato di un vero e proprio agguato. Pacho non è nemmeno sceso dall’auto: è stato crivellato di colpi all’interno della sua Infiniti all’interno del parcheggio.
In un fuggi fuggi generale le persone che hanno fatto fuoco, alcuni testimoni parlano di due persone armate, sono riuscite a darsi alla fuga. Ma per Pacho non c’era più niente da fare. Quando sul posto sono arrivati i medici del pronto intervento il rapper era già morto.
Pacho El Antifeka aveva 42 anni ed era diventato popolarissimo quando ancora era adolescente. Il suo primo disco a soli 15 anni, un grande successo. Pacho fu molto intelligente a imporsi subito all’attenzione generale con il reggaeton cogliendo l’onda del successo di un genere al quale è stato legato da sempre mischiando elementi di rap e di hip hop.
La sua passione per le rime e i campionamenti è diventata professione nel momento in cui incontra il produttore Daddy Yankee. Prima la carriera nel duo Pacho & Cirilio, poi una lunga carriera solista con un considerevole crescendo di successi a suon di singoli.
Molto più produttivo sotto l’aspetto delle serate e dei concerti che della produzione discografica Pacho era famoso per il suo freestyle con il quale imitava lo stile dei grandi rapper americani. Testi volgari, sboccati, pieni di doppi sensi ma anche di minacce.
Il suo stile con gli anni si era fatto sempre più ridondante e clamoroso e gli aveva procurato anche diversi problemi. Un furioso dissing con altri due rapper portoricani, poi una brutta vicenda legata ad alcune amicizie e un certo traffico poco chiaro. Gli agenti dell’FBI lo avevano messo sotto indagine perquisendo la sua villa. A Porto Rico era sotto processo per violazione della legge nazionale sulle armi automatiche.
Le sue ultime canzoni parlavano spesso di gang, di droga e di armi. Il suo maggiore successo è
They Don’t Have a Rifle, letteralmente non hanno un fucile. Fu quello il lancio del suo primo album da solista intitolato All Star Game.
Il vero nome di Pacho era Neftalí Álvarez Núñez. La morte del rapper è stata successivamente confermata sul suo account Instagram ufficiale con un disegno creato di Arte Cardé nel quale il musicista è sul sedile di un SUV con Dio che prende il volante.
Aveva registrato con tutti i più grandi artisti di reggaeton. Oltre Daddy Yankee anche Bad Bunny, Farruko, Rauw Alejandro, Jay Wheeler registrando non meno di una cinquantina di singoli di successo. Lo scorso anno in uno dei suoi dissing aveva ripreso Bzrp Music Session di Shakira con un testo velenosissimo rivolto a uno dei suoi rapper rivali, J Balvin.
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