Un altro episodio controverso durante il tour di Roger Waters che ha lasciato Francoforte e si appresta a tornare nel Regno Unito
Un manifestante ha preso d’assalto il palco di Roger Waters durante lo show di This is Not a Drill e lo ha fatto impugnando una bandiera israeliana. È accaduto a Francoforte, in Germania, in quella che è stata la tappa più attesa ma anche più temuta di una tournee segnata da molte polemiche.
Roger Waters aveva risposto alle polemiche che avevano seguito la sua presenza in Germania. Da una parte la sceneggiatura del suo show, dall’altro le accuse di antisemitismo per via della sua posizione critica nei confronti delle iniziative militare di Israele nei confronti della Palestina. Il tutto accompagnato da una indagine della procura di Berlino per apologia del nazismo che segue l’arrivo del suo tour in Germania.
Il concerto di Francoforte era stato accolto da una protesta fuori dall’arena. Ma per diversi giorni era rimasto in forse, perché con una ordinanza il sindaco lo aveva bloccato, prima che un giudice desse ragione a Waters e consentisse il concerto.
La protesta dello spettatore è avvenuta nel primo segmento dello spettacolo dedicato ad Another Brick in the Wall. Riuscendo a scavalcare le transenne e superando il cordone di sicurezza, il giovane – del quale si è saputo solo il nome di battesimo, Marcel – ha fatto irruzione sul palco sventolando una bandiera israeliana. La sua azione dimostrativa è durata una ventina di secondi, nel corso dei quali altri attivisti filoisraeliani si sono alzati dalle tribune con la propria bandiera nazionale cantando Am Yisrael Chai (Il popolo di Israele vive). La protesta si è conclusa e il concerto è ripreso.
Waters si è reso conto dell’accaduto e ha voluto dedicare alle proteste che lo riguardano poche parole pronunciando le quali è sembrato molto commosso: “Sono stati giorni snervanti al termine dei quali sono molto scoraggiato. Questa sera ho deciso di non vestire quella divisa nera non per le proteste e nemmeno per le inchieste. So tutto sull’8, 9, 10 dicembre 1938. Fa parte di qualcosa di cui sono sempre stato consapevole. Ho un’età in cui quelle cose le abbiamo vissute dalla voce di chi le ha viste. Quindi mi dispiace per le persone che si sono preoccupate per la profanazione di questa città martire. Ho fatto un piccolo ma spero significativo gesto stasera. Stasera non indosserò la giacca di pelle e non farò scendere gli striscioni che urtano la sensibilità di alcuni di voi per dimostrare ancora una volta il mio profondo rispetto”.
Ci sono però altre polemiche sul modo in cui il manifestante sia stato trattato dalla sicurezza del concerto. Che non ha niente a che fare con Roger Waters ed è gestita dagli organizzatori della serata: “Gli uomini sono arrivati e mi hanno portato negli spogliatoi. Hanno minacciato di spezzarmi il collo se non avessi dato loro il mio cellulare. Sul palco ho fatto di tutto per non lasciare andare la bandiera israeliana. Uno di loro mi ha detto che se non l’avessi lasciata mi avrebbe rotto il braccio”.
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