C’è una indagine su Roger Waters per la sua esibizione in Germania con il suo ultimo show, ma ci sono molte cose da chiarire
C’è davvero molto da dire sull’ultima notizia che riguarda l’indagine aperta dalla procura di Berlino su Roger Waters e sulle tappe tedesche del suo tour This is not a Drill, concerto le cui repliche proseguono ormai da più di un anno e che sono anche passate dall’Italia con gli spettacoli di Milano e Bologna.
Waters è sotto inchiesta a Berlino per avere indossato sul palco del suo concerto un abito del tutto simile a quello degli ufficiali delle SS, la polizia nazista. Sui giornali si parla di mancanza di rispetto, di provocazione inaccettabile, di sfida alle autorità e al buon senso.
Il tutto a distanza di pochi giorni da una decisione del tribunale civile tedesco che consentiva a Roger Waters di tenere i suoi concerti che erano stati invece bloccati da alcuni sindaci per le sue posizioni politiche. Come noto il fondatore dei Pink Floyd ha da sempre un’opinione molto forte a favore del popolo palestinese e critica nei confronti del governo di Tel Aviv.
Nelle immagini digitali che integrano ai suoi concerti, anche in molti tour precedenti, sono comparsi degli aerei che bombardavano le città con diversi simboli: loghi di marchi global ma anche stelle di David. Una scelta sicuramente forte che gli è valsa un’accusa di antisemitismo. Waters, da almeno vent’anni, ripete che le sue non sono posizioni contrarie alla cultura e al popolo israeliano, ma solo a quelle del suo governo e alle sue azioni militari, spesso finanziate dai governi occidentali.
Waters, antimilitarista convinto, figlio di un ufficiale dell’esercito inglese caduto durante la missione in Italia nella II Guerra Mondiale e sepolto insieme a migliaia di altri militari inglese proprio nel nostro paese, è pacifista. Detesta le armi, è un obiettore e ha dedicato quasi tutta la sua vita e molte delle sue opere musicali a cantare gli orrori della guerra. Su tutte il suo capolavoro assoluto, The Wall.
Waters ha dato questa stessa impostazione anche allo show di This is not a Drill che sta girando l’Europa da molti mesi. Non ha cambiato niente delle sue posizioni né tantomeno del suo messaggio. Tant’è che anche nel suo ultimo concerto tra i simboli di oppressione che sovrastano il pubblico, oltre a quelli di marchi di moda, telefonini, aerei e compagnie petrolifere ci sono anche quelli di armi e la stella di David.
In Germania non l’hanno presa bene e hanno cercato di fermargli il tour sospendendo le sue repliche. Ma il tribunale gli ha dato ragione. Waters in Germania si è limitato ad aggiungere un messaggio all’inizio del suo concerto: oltre a invitare ad andare a farsi fottere al bar e a non ascoltare la sua musica chi non condivideva il suo pensiero pacifista, Waters ha aggiunto di essere da sempre contrario a qualsiasi manifestazione antisemitismo e di condannarle senza riserve.
Ma del suo spettacolo non ha cambiato una virgola. Presentandosi sul palco con un mitra finto e un impermeabile nero con una fascia rossa sul braccio con il simbolo dei due martelli incrociati – quello di The Wall – del tutto simile a quello dei gerarchi nazisti. Di qui l’indagine per ‘sospetta istigazione e apologia del nazismo’. In realtà quella di Waters è una interpretazione che esiste da quasi cinquant’anni, da quando concepì e mandò in scena con i Pink Floyd il primo live di The Wall. Sul muro delle vittime compare oltre a George Floyd, agli attivisti anti-apartheid e ai giornalisti uccisi in Afghanistan e in Iraq anche il volto di Anna Frank, uno dei simboli dell’Olocausto.
Ma secondo la norma tedesca e un comunicato della polizia… “Il contesto dell’abbigliamento indossato è ritenuto in grado di approvare, glorificare o giustificare il dominio violento e arbitrario del regime nazista in un modo che viola la dignità delle vittime e quindi turba la pace pubblica. Dopo la conclusione delle indagini, il caso sarà inoltrato all’ufficio del pubblico ministero di Berlino per una valutazione legale”.
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