Personaggio di spicco che suonò con Bob Dylan e Aretha Franklin, Bill Lee amava definirsi un padre d’arte, perché suo figlio diventò molto più famoso di lui
Ci sono i figli d’arte. Alcuni fanno fortuna, altri meno, non molti riescono addirittura a superare la fama dei genitori. Che in questi casi diventano padri d’arte. Era una delle battute preferite di William Lee, per tutti Bill Lee, il padre del grande regista Spike Lee, morto ieri a 94 anni.
Bassista di grandissima esperienza Bill Lee ha suonato per tutta la vita lavorando sia come turnista che come session man in sala d’incisione e in tour con numerosi artisti di livello mondiale. Ha registrato con Bob Dylan e Aretha Franklin solo per citare alcuni dei musicisti più importanti con cui aveva avuto modo di collaborare.
La notizia è stata confermata da suo figlio, Spike: “Papà ci ha lasciato serenamente nella sua casa di Brooklyn, eravamo tutti accanto a lui”.
Spike aveva cominciato a interessarsi alla musica e all’arte proprio grazie a suo padre che spessissimo lo portava sul palco dei musicisti con cui lavorava o in studio. Nella loro casa sono entrati grandissimi musicisti. Su tutti Duke Ellington, Ella Fitzgerald e Miles Davis che era suo intimo amico.
Bill Lee era un musicista classico ma aveva imparato da autodidatta, iniziò a leggere e studiare musica molto tardi… “quando ormai già suonavo per vivere”, amava raccontare. Iniziò negli anni ’50 con jazz e grandi orchestre suonando il contrabbasso. Poi con l’arrivo della diffusione radiofonica e dei dischi realizzò moltissime registrazioni. Era molto richiesto: contribuì in modo decisivo a portare le sonorità jazz nel funky e nei primi dischi hip hop dove gli veniva chiesto di suonare dal vivo su basi registrate.
Tra i musicisti che avevano condiviso con lui tournee e dischi anche il grande Harry Belafonte, scomparso non molto tempo fa, erano quasi coetanei.
Accompagna Bob Dylan in It’s All Over Now, Baby Blue, un brano praticamente acustico dove il basso ha grande rilievo. È sui credit di Aretha, il primo disco di Aretha Franklin, ma anche sul primo album di Simon e Garfunkel.
Fu proprio Bill Lee a indirizzare il figlio Spike a recitazione e regia. E fu sempre lui a curare personalmente le sue prime colonne sonore a cominciare dal suo cortometraggio d’esordio, Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads seguito poi da She’s Gotta Have It, School Daze, Do the Right Thing e Mo’ Better Blues, uno dei grandi successi commerciali di Spike Lee, film meraviglioso che raccontava la vita di un musicista jazz che somigliava in tutto e per tutto a suo padre.
“Tutto quello che so sul jazz l’ho appreso da mio padre”, ha detto Spike Lee al New York Times nel 1990. Spike e Bill erano molto uniti. Il padre diede al figlio una visione del mondo solidale e sociale, molto presente in tutti i film del regista: “I genitori ci spiegano come farci una posizione, come risparmiare, come farci rispettare. E non dico che non siano lezioni utili. Ma io sono cresciuto in una famiglia di artisti. Mio padre mi ha insegnato come sviluppare la mia sensibilità e rispettare quella degli altri. Non mi ha mai chiesto se e come avrei fatto i soldi facendo il regista…”
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