Sempre più canzoni “finte” arrivano sulla rete grazie all’AI: ora anche il leader dei Queen. Cosa ne pensano alcuni degli addetti ai lavori.
Qualche giorno fa ha cominciato a circolare in rete una nuova versione di “Yesterday”, tra le canzoni più memorabili dei Beatles. A cantarla, però, è Freddie Mercury, compianto membro dei Queen che ci ha lasciato nel 1991.
La cover è incredibilmente ben fatta, ma è perso chiaro fin da subito che non si trattava di una versione ufficiale. L’orecchio più attento, infatti, ha riconosciuto che a cantare “Yesterday” non è la vera voce di Mercury, ma qualcosa che le assomiglia molto. Si tratta, come ormai siamo abituati a sentire, di una versione realizzata con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Ed è solo l’ultima di lunga serie di canzoni realizzate in questo modo ad arrivare su internet.
Su Youtube i commenti sotto al video dell’insolita cover esprimono sensazioni e opinioni contrastanti. In molti si dicono entusiasti della possibilità di ascoltare il proprio idolo mentre canta qualcosa di nuovo. Molti altri trovano invece la questione quantomeno strana, se non addirittura preoccupante.
E, in effetti, i commenti rivelano un dibattito che sta prendendo sempre più piede nell’opinione pubblica: come deve essere regolato il rapporto tra l’intelligenza artificiale e la musica? Possiamo usarla a nostro piacimento, senza preoccupazioni? Oppure invece qualche dubbio, soprattutto di natura morale, dovremmo porcelo?
Recentemente anche gli artisti stessi hanno cominciato ad esprimersi sulla questione. Vediamo di seguito qual è la loro opinione.
“Dobbiamo combattere per la musica”: ecco cosa ne pensa una leggenda del rock
In una recente intervista alla BBC, Sting ha espresso la sua preoccupazione sulla questione. Anzi, il cantante inglese non sembra avere molti dubbi: secondo lui dobbiamo combattere per difendere la musica, perché la musica appartiene agli esseri umani e a nessun altro.
“È simile al modo in cui guardo un film con effetti speciali CGI. Non mi impressiona affatto”, ha affermato Sting. “Mi annoio immediatamente quando vedo un’immagine generata al computer” ha spiegato. “Immagino che proverò lo stesso sentimento riguardo all’IA che crea musica”.
L’industria discografica si è mobilitata rapidamente contro l’intelligenza artificiale, lanciando un’associazione chiamata “Human Artistry Campaign“. Secondo i portavoce dell’associazione, le aziende di IA violano il copyright addestrando il loro software su musica rilasciata commercialmente.
È ancora oggetto di dibattito se la musica generata dall’IA possa essere soggetta a copyright. Ad esempio, secondo la legge sul diritto d’autore britannica, teoricamente le opere generate dall’IA possono essere protette. Al contrario, l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti ha recentemente stabilito che l’arte generata dall’IA, inclusa la musica, non può essere soggetta a copyright in quanto “non è il risultato di un autore umano“.
Intelligenza artificiale per finire le canzoni: la bizzarra idea di un artista
Non tutti sono contrari a questa tecnologia. Neil Tennant, frontman dei Pet Shop Boys, ha recentemente suggerito che l’IA potrebbe aiutare i musicisti a superare il blocco dello scrittore. “C’è una canzone per cui abbiamo scritto un ritornello nel 2003” avrebbe spiegato, “e non l’abbiamo mai completata perché non riuscivo a pensare a nulla per i versi”. Secondo lui, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare. “Con l’IA, potrei fornire le parti che ho scritto, premere il pulsante e farla completare”, ha detto a Radio Times.
Sting concorda solo parzialmente con l’osservazione di Tennant: “Questi strumenti possono essere utili, ma dobbiamo essere noi a guidarli” ha detto. “Non penso che possiamo permettere alle macchine di prendere il controllo. Dobbiamo essere molto prudenti“. Il frontman dei Pet Shop Boys non è il solo a pensarla in questo modo, anzi è in buona compagnia. Vediamo chi altro è a favore dell’utilizzo massiccio dell’intelligenza artificiale nella musica.
L’intelligenza artificiale e gli artisti deceduti: come può tornare utile
Timbaland, il genio musicale dietro ai successi di Justin Timberlake e Nelly Furtado, nonostante polemiche e dubbi, è rapidamente passato ai fatti: ha realizzato una traccia assistita dall’intelligenza artificiale con la partecipazione di The Notorious B.I.G., il famoso rapper assassinato nel lontano 1997. Il produttore americano ha dichiarato di voler avviare un’impresa musicale basata sull’intelligenza artificiale utilizzando le voci di artisti deceduti.
Timbaland ha in programma di dare nuova fama agli artisti deceduti con l’aiuto di software assistiti dall’intelligenza artificiale. Il produttore originario della Virginia ha recentemente parlato con Forbes delle sue intenzioni per il software, che utilizzerà filtri vocali di intelligenza artificiale per usare la voce di un artista defunto.
“Sarà davvero un nuovo modo di creare e generare denaro con costi inferiori”, ha detto Timbaland, nome legale Timothy Mosley, a Forbes. “Io sono già qui. Non voglio avere paura di quello che sta accadendo. Voglio essere la persona che trova una soluzione.”
Mentre l’industria musicale continua ad affrontare le implicazioni legali sul copyright e sulla condivisione dei ricavi basati sulla musica generata dall’IA, Timbaland ha affermato anche che la nuova tecnologia potrebbe aiutare gli eredi degli artisti deceduti. Molti commentatori, tuttavia, hanno sottolineato come l’intero ragionamento sembra focalizzarsi più sui profitti che tutto questo porterà, piuttosto che sul valore artistico.
Si può davvero invertire questa tendenza?
Episodi come quello della cover di “Yesterday” con la voce di Freddy Mercury sono sempre più frequenti. Poco tempo fa, i fan erano rimasti stupiti dall’arrivo in rete di “Heart On My Sleeve”, una traccia realizzata con l’IA in cui gli artisti Drake e The Weeknd sembravano collaborare. Anche in quel caso, le reazioni dei fan sono state molto polarizzate.
Un episodio simile è successo anche qualche mese fa e in un concerto dal vivo: il DJ francese David Guetta ha suonato una canzone in cui sembrava esserci la voce di Eminem. Il pezzo era così realistico che i fan presenti al concerto si sono scatenati, pensando si trattasse di una reale collaborazione tra i due artisti.
Sebbene le reazioni continuano ad essere molto polarizzate, il rilascio di questo tipo di prodotti sembra ormai essere all’ordine del giorno. Sulla questione si è recentemente espresso Ge Wang, professore associato dell’Università di Stanford che tiene un corso proprio sulla relazione tra IA e musica.
Molto brevemente, l’esperto ha affermato: “Non si può mettere il gatto nuovamente nel sacco. Man mano che la tecnologia diventa più diffusa, le persone non possono più permettersi di considerarla solo roba di fantascienza. È qualcosa che ormai possiamo fare, quindi bisogna prenderne atto. E insieme ad essa ci sono un sacco di considerazioni legali, etiche e artistiche di cui prima non dovevamo preoccuparci. Ma ora dobbiamo farlo.”