Ancora un drammatico fatto di sangue, un rapper in carcere per possesso di arma da fuoco sarebbe stato ucciso nel carcere di Monterey
Aveva ottenuto un buon riscontro con il suo primo EP, autoprodotto, e l’album d’esordio Parkside Baby, pubblicato lo scorso anno. Ma il primo successo non l’aveva completamente distolto dalle compagnie che spesso l’avevano messo nei guai.
E così MoneySign Suede, rapper emergente di appena 22 anni, è finito nella lunga serie di artisti della scena rap che hanno concluso la loro carriera tragicamente.
Il rapper ucciso nelle docce del carcere
MoneySign Suede era recluso nell’istituto penitenziario riabilitativo della California che ha confermato il decesso. Il rapper, il cui vero nome è Jaime Brugada Valdez, stava scontando una pena di 32 mesi nella prigione californiana con l’accusa di armi da fuoco. Secondo quanto gli investigatori hanno ricostruito, il giovane è stato trovato privo di sensi dopo essere stato aggredito nelle docce della prigione.
L’episodio sarebbe avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì. Predisposta l’autopsia. Ma la prima analisi del corpo risulterebbe “compatibile con un omicidio”.
Un’altra carriera artistica stroncata
L’avvocato di MoneySign Suede – Nicholas Rosenberg – ha dichiarato che i familiari e gli amici del rapper sono sotto shock e che il giovane era amato e benvoluto anche all’interno dell’istituto penitenziario. Valdez era figlio di immigrati messicani e ha trascorso la sua infanzia nella zona di Huntington Park a Los Angeles. Il suo primo contratto con Atlantic Records risale a sei anni fa, quando era ancora adolescente. Back To The Bag di due anni fa rimane il suo singolo di maggiore successo.
La morte di Valdez potrebbe essere riconducibile o a una qualche gelosia nata all’interno del carcere legata alla sua popolarità o a una ritorsione riconducibile alle frequenti tensioni tra le comunità e le gang.