Lutto nel mondo del rock che oggi piace uno dei più grandi divulgatori del fenomeno punk
Un pioniere. Un avanguardista. Uno dei pochi che anche di fronte a tanti, tantissimi soldi, aveva deciso di mantenere la propria identità artistica rifiutando sempre la strada più facile.
Mark Stewart era leader, fondatore e cantante dei The Pop Group, uno dei primi gruppi a trasferire il punk verso il post-punk. Una band che riuscì a entrare nel mainstream americano. Stewart è morto a 62 anni. Fu un precursore che cercò sempre di mantenere le sue radici e la propria identità anche quando il punk si era dissolto in una miriade di contaminazioni e negli anni ’80 il mondo sembrava destinato a tutt’altro.
Lo hanno ricordato in queste ultime ore la sua casa discografica, la Mute, e il suo presidente Daniel Miller che riconosce il valore di un musicista irrequieto e creativo: “Un artista di grande influenza che ha buttato giù la porta a spallate per gruppi e artisti che dopo di lui hanno trovato terreno più fertile. Sono in tanti quelli che gli devono molto”.
Inglese di Bristol, Stewart dove ha formato The Pop Group nel 1977 con alcuni amici, ex compagni di scuola o di sbronze. Di pop non avevano nulla. Erano violenti ed estremamente duri, sboccati: una band dai toni sovversivi che spesso fu al centro di aspre polemiche per le sue posizioni antigovernative. Le loro canzoni venivano sistematicamente ignorate dalle radio e in particolare dalla BBC. Ci vollero anni perché anche loro come molti altri fossero sdoganati e presentati come fenomeno culturale alle nuove generazioni.
I The Pop Group sono esplosi insieme ai Clash mettendo in musica testi estremamente arroganti, politici e molto duri. Dalla loro musica sono nati decine di artisti profondamente influenzati da uno stile che resterà unico: Nick Cave e The Stooges in modo particolare, ma anche gruppi più alternativi e crossover che rifiutarono l’approccio festaiolo e leggero che il punk prese in modo particolare con gli anni ’90.
Altissimo, Stewart era una presenza scenica imponente e un po’ inquietante in concerti che erano destinati a restare impressi per l’aggressività delle canzoni, ma anche del pubblico.
Dopo The Pop Group, una storia luminosissima ma durata pochi anni, Stewart continuò a lavorare come musicista e produttore dedicandosi a dischi dub e funky, trasferendosi spesso negli Stati Uniti dove ha lavorato al fianco di Trent Reznor dei Nine Inch Nails.
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