Autore ironico, vivace e ricco di contenuti, Vincenzo Capossela presenta domani il suo nuovo disco dal titolo Tredici canzoni urgenti
Un’analisi spietata, estremamente critica e molto lucida, di temi che ci passano sotto il naso tutti i giorni. E cui facciamo caso solo se vengono amplificati dalla TV e ancora maggiormente dai social. Ma per Vinicio Capossela sono temi urgenti. E proprio così li ha voluti definite nel suo ultimo disco.
Tredici canzoni ognuna delle quali tratta un tema attuale e sociale. Anticipato dai brani La crociata dei bambini, La parte del torto e All you can eat, il disco viene presentato in anteprima il 20 aprile, alle 21 nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano.
Il cantautore gioca con ritmi mai banali e sempre ispirati alla tradizione. Dal walzer, alla bossanova, dal jive al cha cha cha suonato con una grandissima ricchezza di suoni e una particolare predilezione per il gusto di sorprendere.
Ecco secondo Vinicio Capossela qual è l’urgenza che l’ha portato a scrivere: “Sono brani che nascono dalla necessità di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo. La violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti allìintrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio”.
Sotto accusa potere e istituzioni: “Questo è un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi, ma che, schiacciati dall’incessante berciare della società dello spettacolo, non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire. Le canzoni sono diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo, momento che faccio partire dall’osceno plauso in Senato alla bocciatura del progetto di legge contro i reati di odio e discriminazione razziale nell’ottobre del 2021”.
Capossela ammonisce i politici: “La politica è fare le cose più che parlarne. Molte canzoni sono politiche, ma non ospitano nemmeno un riferimento politico”.
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