La morte di Federico Salvatore impone una riflessione su una canzone d’autore che spesso ha portato in evidenza argomenti sociali di rilevante importanza
“Adesso c’è anche il rischio che qualcuno pensi che sono intelligente…”. Sanremo 1996: la battuta più bella di quella edizione del Festival è di Federico Salvatore che si era presentato con una canzone sull’omosessualità.
Sulla porta era un calcio in faccia ai perbenisti e ai moralisti di un paese lontano anni luce da quell’inclusione cui oggi sembriamo tutti obbligati.
Federico Salvatore, la scheggia impazzita
In quella frase di Federico Salvatore, la cui morte è stata annunciata oggi dalla famiglia, c’era tutta la sua ironia e il suo disincanto. Ma la sua grande cultura la si leggeva tra le parole di una canzone feroce, voluta da Pippo Baudo in persona, direttore artistico di quella edizione del Festival.
Fu una rassegna straordinaria: anche perché tutti pensavano che Federico Salvatore, come era accaduto per il suo singolo Azz (mezzo milione di copie, tormentone estivo assoluto) salisse sul palco dell’Ariston per farci ridere. E lui decise invece di fare riflettere l’Italia sulle sue inadeguatezze: “Sono un diverso mamma, un omosessuale e questo tu lo prendi come un tradimento. Su questa porta dell’ipocrisia con il posto fisso e una carriera promettente”.
Sanremo 1996
Quell’edizione l’avrebbero vinta i rassicuranti Ron e Tosca con Vorrei incontrarti tra cent’anni. Anche se tutti ricordano non solo Federico Salvatore, ma anche la meravigliosa esibizione di Bruce Springsteen, solo con la sua chitarra acustica sul palco per suonare The Ghost of Tom Joad.
Sulla porta sarebbe arrivata solo 13esima. E Federico Salvatore (chiamami un po’ come vuoi, ancora non si è capito quale sia il nome e il cognome… altra splendida battuta di quella edizione) divenne improvvisamente un cantante impegnato. Un po’ come era accaduto a Faletti quando presentò Signor Tenente. Non è un caso che tra i primi a congratularsi con il cantautore napoletano siano stati Elio e le Storie Tese, specialisti nello sbeffeggiare il paese dall’alto di testi che pochi capiscono.
Vedi Napoli…
Dal cabaret, alla musica d’autore, alla grande passione per letteratura e teatro napoletano, Federico Salvatore aveva il dono di una cultura internazionale e curiosa. Intrisa di satira spietata. Da Maurizio Costanzo proponeva piccoli set di un paio di minuti, molto televisivi, nei quali cambiava testo a canzoni famose stravolgendole. Un format che al conduttore del Parioli piaceva molto e che avrebbe poi coinvolto anche Riondino, Nosei, Covatta e Iacchetti.
Se io fossi San Gennaro è una lista della spesa, tutte le cose che hanno distrutto Napoli. Spassosi i suoi ‘incidenti’ nei quali fa litigare le sue due anime: Federico e Salvatore. I paragoni oggi si sprecano: ma c’è un personaggio che più di ogni altro è bello pensare accanto a Federico Salvatore: ed è Daniele Cerruti. Splendido doppiatore, musicista, attore, autore e voce degli Squallor… “almeno posso dire quello che voglio”, scomparso nel 2020.