Gli Statuto, band torinese attiva da ormai 40 anni, piange la morte del suo bassista, Rudy Ruzza, scomparso nella notte a Torino
É difficile spiegare cosa siano gli Statuto per chi non è mai stato a un loro concerto. Chi scrive li segue praticamente da quando sono nati. Era il 1983. E l’Italia era profondamente diversa da quella di oggi.
Non c’erano le cover band, e nemmeno le tribute band. In compenso c’erano molti originali che avrebbero voluto vivere un’altra storia e un’altra epoca. Gli Statuto, nati a Torino nella omonima piazza dove si riunivano le compagnie di nostalgici dell’era die Mods e degli anni ’60 erano sicuramente tra questi. Qualche cover anni ’60 e un suono tipicamente ska che sembrava uscito da un pub di Coventry.
Presente e partecipe alla genesi di questa band apparentemente fuori dal tempo e dalla logica del mercato c’era anche Rudy Ruzza, bassista estremamente fisico e di talento. Il classico ‘marcantonio’, silenzioso e un po’ statico che fa parlare solo il suo strumento.
Il primo album della band – Vacanze – è una dichiarazione programmatica di un gruppo che nasce faticosamente facendo tante serate dove capitava. Spesso per poche persone. E impiega ben cinque anni per realizzare il suo primo disco.
In quel disco il basso di Rudy era incalzante e martellante nella sua scansione two tones tipica dello ska. Canzoni intrise di ironia e di sarcasmo, con una spietata analisi dell’attualità.
La band ha ottenuto un discreto successo nei primi anni, ritagliandosi persino uno spazio a Sanremo con la divertentissima Abbiamo vinto il festival, una presa in giro del sistema discografico italiano e della rassegna dei fiori.
L’industria discografica non gradì. E come spesso accade gli Statuto uscirono da Sanremo fuori dal grande mercato ma con la loro dignità e integrità intatta. Continuando a fare musica per chi c’era. Una nicchia non più così piccola ma certo nemmeno un grande mercato.
Comune denominatore della band, che nelle sue prime versioni ospitava anche niente meno che Ezio Bosso, che studiava con il cantante Oscar Gianmarinaro al Conservatorio, fu proprio Rudy, con il suo basso. Un elemento silenzioso ma storico, un grande appassionato di musica, collezionista di vinili di rara competenza. Centinaia i concerti con la band che ha girato tutta l’Italia incidendo venti album. Spesso autoproducendoseli.
Ruzza, 61 anni, si è spento dopo una lunga battaglia. Non senza combattere. Il suo desiderio era quello di festeggiare i 40 anni del gruppo insieme ai suoi compagni.
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