Abbiamo contattato Piotta, che ha recentemente pubblicato un nuovo singolo, intitolato Applausi al comandante, estratto dall’Ep 8 ½ distribuito dal 21 aprile da A1 in tutte le piattaforme digitali.
Dallo scorso 21 aprile è in radio il nuovo singolo di Piotta, intitolato Applausi al comandante, estratto dal suo ultimo EP che porta il titolo 8 ½ ed è distribuito dal 21 aprile da A1 in tutte le piattaforme digitali. Ne abbiamo parlato in esclusiva con l’artista romano.
È sempre stato difficile catalogarti: rap, non rap, indie, mainstream… Tu come definiresti te e la tua musica in un contesto – quello della scena attuale – quanto mai fluido per generi e categorie?
“Lo diceva anche mia madre che era difficile catalogarmi. Hai la faccia da buono ma non sei un cretino, sei calmo e serafico ma se ti toccano nei punti sbagliati diventi irascibile, sei molto educato ma se ti prendono quei 5 minuti addio. Va bè ma questa è una vecchia storia. Evidentemente l’idea di non nascondere alcuna delle mie sfaccettature ha fatto sì che questo venisse fuori anche nel campo creativo. Io, se potessi, lo definirei Piotta, o Tommaso Zanello (il vero nome dell’artista, n.d.r.). Non vendo così tanto, né sono così megalomane da voler rivendicare un genere tutto mio su Spotify, ma penso di essere in pieno diritto di rivendicare una trasversalità di ascolti, trasversalità che poi riverso nelle mie invenzioni”.
Come introdurresti il tuo nuovo EP 8 ½? Che canzoni dovranno aspettarsi i tuoi fan, anche in vista del prossimo album?
“Le canzoni sono belle potenti, seguono l’approccio sonoro di un album come Nemici. È piaciuto molto e, dal punto di vista live, è quello che meglio racconta queste due ore folli di concerto crossover senza pausa, tra rap e rock. L’EP si chiamerà 8 ½ non solo perché a metà tra il mio ottavo ed il successivo nono lavoro, ma perché – scomodando due miti assoluti come Fellini e Mastroianni – il protagonista di quella stupenda pellicola, e per età e per momento artistico, è in una fase di passaggio importante, una fase che lo condurrà ad una nuova ed intensa stagione creativa, proprio come sta accadendo a me”.
Il singolo Applausi al comandante è una critica sarcastica a usi e costumi italiani, con una citazione nel ritornello (e nel video) anche al discusso ‘personaggio’ Bello Figo. Come mai questa precisa scelta?
“Esattamente, volevo vedere se era possibile raccontare sarcasticamente il Paese senza precipitare nella retorica populista alla Salvini. Ho cercato di farlo con il brano e con il video. Il volo Piotta Airlines è tutta una metafora, dal comandante all’equipaggio, dai passeggeri al secondo pilota. In 3 minuti è difficile riuscire a raccontare tante cose e, per farlo, a volte servono dei feticci, dei simboli. Bello Figo, o chi per lui, è – volente o nolente – un simbolo di questi grandi mutamenti in corso, sociali e di comunicazione”.
Nemici, già nel titolo, era un attacco volutamente non velato al mondo dei talent show. Ultimamente, la trasmissione Amici è salita nuovamente alla ribalta per l’arcinota polemica con Morgan. Vuoi dirci che idea ti sei fatto di tutto ciò, proprio alla luce del tuo pensiero sui talent show in generale?
“L’idea è la medesima di prima, che fossero così lo capiva anche mia zia, che per inciso preferisce Ballando con le stelle. Il problema è che io lo dico lindo e pulito, ma siccome la regola imperante è piatto ricco mi ci ficco, ecco che Morgan anziché dedicarsi alla musica – ed è davvero un peccato vista la sua bravura – perde anni con i talent, salvo poi invocare l’intervento degli ispettori sociali. Addirittura. Ero un suo fan, poi nun te reggae più”.
Alcuni recenti casi – come ad esempio TheGiornalisti o Calcutta – hanno dimostrato che i talent show, oggi, non sono l’unica strada verso il “successo”. Cosa consiglieresti tu a un giovane artista che vuole emergere?
“Di fare quel che ha fatto Calcutta allora. O Salmo, se parliamo di rap e rock. O i TheGiornalisti, ma devi essere bravo a scrivere e comporre come Tommaso Paradiso, e non è da tutti. Comunque, coltivate la vostra arte, con i giusti tempi, quelli vostri, e senza sprecare energie per fare cover che la Storia l’hanno già celebrata. Bisogna sempre guardare oltre, mai indietro”.
Parlando di giovani che vogliono emergere, cosa ne pensi del fenomeno Dark Polo Gang che a Roma (e non solo) sta attirando sempre più attenzione?
“Si sono fatti da soli, e questo mi piace. È altrettanto chiaro che quello che dicono non mi piace e, tecnicamente parlando, a volte potrebbero pure dirlo meglio, ma penso sia fisiologico visto che per età potrei essere loro zio. Abiti firmati, orologi, gioielli, a me non è mai importato, né ieri né oggi. Se invece parliamo di libri, quadri, dischi, allora quella è la mia fissa. Ognuno fa le sue scelte, e comunque il giovane Sick Luke sforna gran beat”.
Con la tua etichetta La Grande Onda hai lanciato e contribuito a lanciare (e lo stai ancora facendo!) tanti giovani rapper. C’è qualcuno che secondo te merita una menzione speciale, tra quelli con cui hai collaborato o con cui ti piacerebbe collaborare?
“Per il passato, e purtroppo davvero solo per quello, Primo Brown dei Cor Veleno. Per il presente l’altro romano Rancore. Per il futuro ci sto lavorando”.
Dai giovani alla ‘vecchia scuola’… A dicembre tu e Danno dei Colle Der Fomento avete pubblicato per la prima volta la hit underground del ’96 La forza che scorre. Il finale di questa intervista vogliamo dedicarlo proprio a quei primi tempi pionieristici e – inevitabilmente – al ricordo di Primo Brown. Qual è il primo pensiero che ti viene in mente, ora, ripensando ai vostri inizi di carriera e a tutto quello che è successo dopo?
“Che nessuno di noi 3 avrebbe pensato che quello del rapper sarebbe diventata anche in Italia un’opportunità di lavoro e di realizzazione personale. Ci abbiamo creduto contro tutto e tutti, quando davvero la gente ci prendeva per matti. Su questo fronte le differenze stilistiche non credo contino più, conta piuttosto il coraggio di tutti noi che c’eravamo, da nord a sud. Siamo stati dei veri pionieri e se qualcuno non c’è più credo sia nostro dovere contribuire a farne vivere il ricordo e l’importanza. E David è stato importantissimo, come persona e come amico e come mc”.
Photo credits: Ufficio Stampa/Matteo Casilli