Luis Fonsi, autore del tormentone ‘Despacito’ che sta facendo il giro del mondo con un miliardo di clic sul web, si è raccontato nel corso di un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
Il tormentone dell’estate ha già un nome: Despacito. La canzone di Luis Fonsi (featuring Daddy Yankee) ha totalizzato un miliardo di clic sul web e sta facendo il giro del mondo. Il suo autore si è raccontato nel corso di un’intervista al ‘Corriere della Sera’: “Un successo impensabile anche in Paesi dove non capiscono lo spagnolo, in Russia, in Cina. La canzone ha ancora tanta vita davanti, il disco è pronto ma aspetteremo ancora un po’ per farlo uscire. Un po’ alla volta sto cambiando: ero uno da ballate romantiche, sentimentali, mi sto trasformando in un artista che fa ballare, la mia musica ormai è contaminata da reggaeton e nuove sonorità. Enrique Iglesias? Non sono in concorrenza con lui, è un amico speciale. Un gran lavoratore, capace di mescolare un sound più romantico al new pop. Che è un po’ il senso di Despacito“.
Sul suo rapporto con l’Italia ha raccontato: “La mia passione per l’Italia? Merito di Laura Pausini: nella mia vita ho fatto tante collaborazioni, ma con lei è stato speciale. Abbiamo registrato Todo vuelve a empezar in Italia dieci anni fa. Ho passato una settimana con la sua famiglia. Ancora adesso ci sentiamo ogni settimana. È stata la prima a chiamarmi per il boom di Despacito. Nel 2000 ho suonato a Roma per Papa Giovanni Paolo II davanti a un milione di persone per il Giubileo: ero un ragazzino, sento ancora addosso i brividi di quel momento”.
Da Barack Obama a Donald Trump, ecco il suo pensiero: “Nel 2009 mi hanno invitato a celebrare il Nobel per la Pace davanti a Barack Obama: nelle mie canzoni non entra la politica, ma questo non vuol dire che non senta addosso le paure dei latini per le scelte del presidente americano Donald Trump. Ora penso solo a consegnare il futuro migliore possibile nelle mani dei miei bambini.Prima volevo solo essere il numero uno, raggiungere il successo a tutti i costi. Oggi penso al plurale, voglio costruire quello che faccio per loro”.
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