Intervenuto a Londra per presentare la sua autobiografia “Born to run”, il boss si sofferma sulla malattia che per due anni l’ha afflitto: “Depressione? La sconfiggo restando sempre sul palco”.
Da una saletta dell’Institute of Contemporary Arts a Londra, a pochi passi da Buckingham Palace, vestito di nero con le scarpe a punta, un Bruce Springsteen molto rilassato ha parlato di uno tra i temi principali della sua autobiografia, Born to run (in Italia edito da Mondadori). “Ovunque fossi e con chiunque mi trovassi, la depressione non mi lasciava mai. Non sapevo inquadrare i suoi parametri e pensavo: Posso ammalarmi così tanto da essere simile a mio padre Doug?”. Il rapporto con un padre difficile come il suo, del resto, è uno dei grandi temi trattati nell’autobiografia. “Sembrava uscito da uno dei romanzi di Bukowski”. Nonostante la depressione lo abbia attanagliato per ben due anni (cioè fino al 2011, al compiere delle 62 primavere), The Boss riuscì a lavorare a un nuovo album (Wrecking Ball) e a preparare un lungo tour. Alla fine, però, la vicinanza della moglie Patti Scialfa è stata fondamentale. Una volta compreso che il marito non poteva farcela da solo a superare il momento difficile, Patti lo portò infatti da un dottore e gli disse: “Quest’uomo ha bisogno di medicine”. La signora Springsteen, tuttavia, inizialmente non avrebbe voluto che il marito raccontasse del suo periodo nero nel libro, ma alla fine si è convinta del contrario: “Bruce è così e credo che per lui sia stato ottimo scrivere della sua depressione. Del resto, molto del suo lavoro artistico è dipeso proprio dalla volontà di superare quel momento“.
Ma il disturbo psichico non è stato l’unico che il rocker del New Jersey si è trovato ad affrontare nelle stagioni appena trascorse. Tre anni fa, infatti, The Boss si è sottoposto a un’operazione chirurgica per una malattia che ha rischiato di mettere fine alla sua carriera. Non riuscendo più a suonare la chitarra a causa di un intorpidimento cronico al lato sinistro del corpo, l’autore di Born in U.S.A. si è rivolto a un dottore che lo ha messo sotto i ferri. La causa di tutto era una vertebra del collo e per riportare Springsteen a suonare è stato necessario operarlo alla gola e spostargli temporaneamente le corde vocali affinché l’equipe di chirurghi potesse operare al meglio.
Un inferno che per The Boss è durato tre mesi, durante i quali Bruce non ha potuto cantare. Ma ora non ha più intenzione di fermarsi e non pensa minimamente al ritiro. Anzi, per il 2017 è prevista la registrazione di un nuovo album in studio, a ben 5 anni di distanza dal precedente Wrecking Ball. Ma, stavolta, Bruce non sarà accompagnato dalla sua Steet Band: “Si tratta di un disco solista, più da cantautore. Un disco pop con molte chitarre e arrangiamenti”. Oggi Springsteen sembra essere un uomo soddisfatto di sé e della decisione di essersi messo a nudo in un libro: “È stata un’occasione per tornare a scavare e raggiungere le radici dei miei problemi e le difficoltà – ma anche delle cose piene di gioia – che mi hanno permesso di mettere in piedi i miei show così come sono oggi”.
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