Vinicio Capossela è sempre un artista molto interessante: ha sempre qualcosa da dire e i suoi progetti discografici affondano le radici in profondità.
Il suo nuovo doppio album, intitolato Canzoni della Cupa, è stato rilasciato ieri venerdi 6 maggio 2016: è il frutto di una vera e propria gestazione durata più di 10 anni e, per questo motivo, ci sono grandissime aspettative nascoste (ma non troppo) dietro questo disco. Ed è proprio Vinicio Capossela che ha raccontato i messaggi che vuole comunicare il suo nuovo progetto discografico: “La Cupa è di solito una zona d’ombra – ha commentato l’artista a askanews –, una zona dove batte poco il sole quindi per questo fatto è una zona più nascosta – spiega Capossela – è tutto un mondo che alla luce del nostro vivere contemporaneo è così nascosto, sotto, come questo posto e il fatto di entrarci dentro ci parla di un modo di fare le cose dove il tempo ha un valore differente“.
Un duppio album, la cui uscita fu rimandata qualche tempo fa (LEGGI ANCHE: Vinicio Capossela: rimandata l’uscita del nuovo album “Le Canzoni della Cupa”), composto da 29 brani dove si avverte un richiamo fortissimo ad un passato ancestrale e bucolico che, secondo l’artista, vive dentro di noi nonostante i progressi scientifici e tecnologici nei quali siamo immersi quotidianamente: “Io penso che quella che passa così come civiltà della terra contadina o le comunità dei paesi, è una cosa che anche se non pratichiamo direttamente esiste in noi, perché ne siamo costituiti – ha ammesso Vinicio Capossela – C’è la donna che va a pregare per il marito che sta morendo, c’è quella di facili costumi, ci sono un sacco di personaggi femminili, c’è una grande femminilità, poi c’è il lupo mannaro, il pumminale“.
Tutti i brani hanno un richiamo verso ‘la fine della festa’ e, perchè no, anche verso il lutto: “Per fare festa bisogna essere disposti a dissipare qualcosa – conclude Vinicio Capossela – la festa non viene mai data dagli altri. Il mondo a cui mi riferisco certamente ha terminato le sue feste, però è anche vero che è dentro di noi, sotterra, e basta spesso dargli l’occasione di uscire fuori, esiste in noi“.
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