Velvet Music ha incontrato Irama in occasione del suo Instore Tour a Roma (TROVATE IL VIDEO DELL’INTERVISTA IN FONDO A QUESTO ARTICOLO): l’artista ha parlato del suo rapporto con i fan, del Festival di Sanremo e degli artisti che hanno influenzato ed influenzano la sua musica.
Irama, all’anagrafe Filippo Maria Fanti, ha partecipato alla sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte con il brano Cosa resterà e ha pubblicato il suo disco d’esordio omonimo con la collaborazione del musicista e produttore musicale Giulio Nenna. Un album diretto, sincero ed autobiografico in cui il cantante si racconta senza filtri, lasciando entrare il pubblico nel suo vissuto, con esperienze ed emozioni che possano essere condivise da tutti. Velvet Music ha incontrato Irama in occasione della tappa romana del suo Instore Tour alla Discoteca Laziale.
Com’è stata l’accoglienza del pubblico romano?
È stato bello. Bellissimo! A me piace molto incontrare le persone dal vivo e scambiarci due parole. Poi Roma è fantastica e mi sono trovato molto bene. Vedo che i fan stanno crescendo sempre di più e i social li sto seguendo io personalmente perché ci tengo. È bellissimo poterci parlare anche sul web quando non puoi incontrarli tutti di persona.
Al Festival di Sanremo ti hanno fatto spesso sempre le solite domande sul perché del tuo nome d’arte e sui tuoi orecchini con le piume. Invece una domanda a cui avresti voluto rispondere e che nessuno ti ha fatto?
Quanto sei alto? Scherzo, non lo so! Ma in realtà mi va bene anche che si parli degli orecchini (ride, ndr)! Un’intervista curiosa è sicuramente una cosa molto carina, ma penso che per un artista siano le canzoni a parlare. Quello che fa e non quello che dice in un’intervista.
Allora secondo te l’esibizione sul palco dell’Ariston è arrivata al pubblico come avresti voluto?
Non lo so, dovrei chiederlo a loro (ride, ndr)! So che il pubblico c’era e l’importante è questo. Sta crescendo sempre di più ed è bellissimo. Per me l’onore più grande è regalare un’emozione a chi mi ascolta.
Tornando alle origini, hai scritto la tua prima canzone a 7 anni. L’hai mai cantata in pubblico?
L’ho stracciata e l’ho ritrovata in un foglio mezzo tagliato, distrutto. Non mi ricordo nemmeno cosa ci fosse scritto. Si vede che proprio non mi piaceva! Poi un bambino di sette anni cosa può dire? Non ho assolutamente ricordi di quella canzone.
Gli artisti che hanno influenzato la tua crescita musicale?
De Andrè e Guccini sono sempre stati i miei pallini dal punto di vista dei cantautori, poi tantissimo rap italiano. Sono cresciuto con tutto l’underground possibile fino a quello che c’è adesso. Sono molto aperto da quel punto di vista. Mi piace quello che mi piace! Di internazionali adesso apprezzo Stromae e Kendrick Lamar.
Su Facebook invece abbiamo visto un video di una cover di Marco Mengoni…
Lui è bravissimo come artista. Mi piace la canzone e non è una cover perché ho scritto un pezzettino di mio pugno sul brano. Non ho mai fatto cover perché non mi sono mai sentito un interprete e non mi piace come idea.
Invece la collaborazione con Giulio Nenna com’è nata?
Io e lui ormai siamo fratelli. Ci siamo incontrati un giorno e la prima canzone che abbiamo scritto insieme è stata Cosa resterà. Siamo proprio in simbiosi!
Al momento ancora non hai un tour programmato, ma per l’estate ci sarà qualche data?
Un tour vero e proprio non l’ho voluto organizzare perché ho preferito aspettare. Voglio inquadrare prima tutto perché deve essere fatto bene. Come si deve e come voglio. Sicuramente presto ne sentirete parlare perché voglio. Però con calma.
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