In un periodo in cui la musica si accompagna sempre più spesso al gossip, alle polemiche, ai social network, al caos metropolitano e al rumore che fanno i nostri pensieri nell’inseguire le preoccupazioni più imminenti, c’è spazio anche per un tipo di canzoni che dicano “stop” a tutto questo, che facciano riposare il cuore e viaggiare la testa sì, ma non freneticamente. Così accade di ascoltare Tienimi il posto, l’ultimo disco di Erica Mou (al secolo Erica Musci) e non solo sorprendersi della maturità di un’artista così giovane, classe 1990, ma anche rimanere un po’ sospesi tra i suoi testi, a cui si è dedicata con particolare attenzione (sono canzoni “fatte con amore”, ha dichiarato lei stessa), e quelle sonorità appese tra il presente e il passato.
Ha imparato il dono della sintesi, Erica, sta iniziando a usare quel tanto di musica e parole che bastano a trasmettere le idee, le tematiche e i concetti che le stanno più a cuore. “Tienimi il posto è un album che parla di separazione – ha spiegato – da una persona amata, dalla vita, dall’infanzia, dalla bella stagione, dall’ideale di perfezione, dalle abitudini, soprattutto dalle certezze. Tienimi il posto è una sedia lasciata libera, ma con oggetti visibili a occuparla, che stanno lì a sorridere rassicuranti e a sottintendere un ritorno…o per lo meno un distacco che manterrà per sempre delle tracce visibili, profonde”
Un viaggio nel suo passato, tra biscotti rotti e tempeste lasciate alle spalle. Ricordi privati che possono però essere avvertiti come comuni per molti ascoltatori che la seguono dagli esordi, dai tempi di E’, suo album del 2011 che ha contribuito a renderla più conosciuta al grande pubblico. Per i suoi sostenitori sarà forse una “nuova Erica”, quella che emerge dalle 13 tracce contenute nel nuovo disco (in vendita dal 4 settembre, prodotto da Auand Records con il sostegno di Puglia Sounds e distribuito da Artist First).
Come avranno preso, i suoi fan, i cambiamenti avvenuti nella donna e nell’artista nei due anni che la separano da Contro le onde, il suo ultimo disco del 2013 (Sugar Music)? “Per il momento sono felicissima del fatto che sia stato accolto come un lavoro degno delle loro aspettative – ha raccontato Erica durante la nostra intervista, che riportiamo di seguito – come approccio è piaciuto. Anche il fatto che sia votato all’essenzialità e alla condivisione sembra che sia stato gradito, così come i concetti contenuti nell’album sembra stiano arrivando alle persone”. Cos’altro ha da raccontarci sul lavoro in questione?
Quali sono le differenze fondamentali tra questo album e Contro le onde?
C’è differenza prima di tutto a livello tematico: Contro le onde è un disco di “preparazione alla guerra”. E’ come se avessi pensato: “So che stanno succedendo delle cose intorno a me e mi sto preparando in vista di un temporale“. Il temporale poi c’è stato, sono stati i due anni di vita che sono appena passati. Questo è un disco “post temporale”, diciamo. Poi c’è una differenza di approccio musicale: in Contro le onde c’era più elettronica, questo disco è più analogico, più suonato. Inoltre c’è stato un mio lavoro più sentito, sono stata più coinvolta a livello produttivo (per la prima volta, infatti, la produzione artistica è curata dalla stessa Erica, insieme ai suoi musicisti n.d.r)
E’ cambiato anche il tuo approccio nei confronti della stesura dei pezzi e nella scrittura?
La scrittura cambia perché cambiamo noi. Ma questo accade anche quando scriviamo gli sms! Anche rispetto a E’, tendo ad essere sempre più sintetica. Se ripenso a Giungla, singolo del 2011, mi rendo conto che era un pezzo pieno di parole, di suoni. Ora sto imparando a capire come eliminare ciò che non è necessario. Tendo ad essere “più densa”: meglio pochi elementi, ma con un peso specifico maggiore.
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Sei giovane, eppure ti rifai in qualche modo a una musica un po’ “vintage”, anche e soprattutto in questo album. Come mai questo legame con i grandi del passato, sia italiani che internazionali?
I miei brani hanno un loro lato contemporaneo, ovviamente, ma fortunatamente la musica sopravvive a chi la fa e a chi l’ascolta. Seguo gli artisti di un tempo diverso dal mio, che però ti insegnano, ti affascinano con le loro canzoni a prescindere da quando sono state create. I miei genitori in casa ascoltavano i grandi cantautori italiani, quelli della loro gioventù, discutevano sui testi di D’amore di morte e di altre sciocchezze di Francesco Guccini, per esempio. Insomma, erano molto attenti alle parole delle canzoni e questo l’ho portato dentro di me. Poi, certo…”scappavo” a comprare i dischi degli Iron Maiden – ride – ma è un aspetto del mio passato che è rimasta in me.
Se mi lasciassi sola, secondo singolo estratto dal disco, è nato dalla collaborazione con Davide Rossi, violinista, compositore e arrangiatore per Coldplay e Alicia Keys. Com’è andata?
Io e Davide ci conosciamo dal Festival di Sanremo 2012 (dove Erica ha partecipato nella sezione “Sanremosocial” con il brano Nella vasca da bagno del tempo, di cui è anche autrice n.d.r). Lui era direttore artistico della canzone che ho presentato, poi ci siamo sempre tenuti in contatto. Io stavo chiudendo Tienimi il posto, gli ho fatto ascoltare alcune cose che stavo scrivendo e gli ho chiesto se voleva lavorare con me. Era ispirato da questo brano, così ha realizzato questo arrangiamento con archi che trovo bellissimo. Sono i veri protagonisti.
A proposito di Sanremo (dove Erica si è aggiudicata con il suo brano, nel 2012, il Premio della Critica “Mia Martini”, il Premio della Sala Stampa Radio e Tv Categoria Sanremosocial), pensi di presentare la tua candidatura, magari già per la prossima edizione?
Per il momento mi sto dedicando a questo cd, a godermi “la quiete dopo la tempesta” – ride – ma è un’esperienza che ripeterei in futuro.
Hai una larga schiera di sostenitori, eppure non ricerchi forzatamente l’attenzione, magari sfruttando la visibilità, a volte un po’ eccessiva, offerta dai social network, da tv o media in generale. Quindi c’è ancora il modo per fare buona musica e promuoverla senza necessariamente essere sempre presente on line o in tv in maniera quasi ossessiva?
Io conosco bene i miei fan perché suono in giro e li incontro. So che mi seguono persone poco “modaiole” ma comunque attente alle tendenze del momento. I social network sono un ottimo modo per rimanere in contatto con loro, ma il mio lavoro è la musica. La comunicazione è importante, è parte della musica stessa e questo mi piace, ma non c’è bisogno di esagerare.
Di seguito il calendario dei prossimi appuntamenti di Erica per la presentazione del disco al pubblico:
Foto: Ufficio Stampa
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