Se i fan dei Muse sono usciti soddisfatti dal concerto del gruppo, che si è tenuto lo scorso 18 luglio a Roma (QUI i video della serata), altrettanto non si può dire riguardo il livello di gradimento dell’organizzazione del Rock in Roma, che ha ospitato l’unica tappa italiana della band. Sul web, nelle ore che hanno seguito il live, si è scatenata l’ira del pubblico, costretto a sopportare, tra le altre cose, ore di fila per lasciare la location del concerto (on line c’è chi parla di ben 4 ore di attesa prima di poter tornare a casa).
Il Postpay Rock in Roma quest’anno è riuscito a radunare alcuni dei più grandi protagonisti della musica italiana e internazionale: nel cast dell’estate 2015 sono comparsi i nomi di Slash, Chemical Brothers, Robbie WIlliams, J-Ax con Fedez e ieri sera, 20 luglio, anche i Subsonica. Il programma proseguirà nei prossimi giorni con Lenny Kravitz, Caparezza, Negrita, Litfiba, fino ad arrivare all’appuntamento di settembre con i Linkin Park. Eppure portare nella Capitale questi Big non basta, a detta del pubblico, se poi non si è in grado di gestire i grandi eventi.
“Il concerto è stato bellissimo, ma l’organizzazione veramente pessima!”, questo uno dei molti commenti apparsi sulla pagina Facebook ufficiale del festival. Si legge ancora: “Durata e volumi ridicoli. Organizzazione non pronta ad un afflusso così imponente. Bocciati, visti anche i 70 euro di biglietto”. Sì, perché anche il volume e la fonica sarebbero stati giudicati da molti non all’altezza della situazione, tanto che on line è anche partita una petizione rivolta al sindaco di Roma, Ignazio Marino, all’Assessore alla Cultura del Comune di Roma, al direttore artistico e all’organizzatore di Rock in Roma, per permettere ai fan di essere rimborsati dopo il trattamento subìto.
“È inaccettabile che nella Capitale d’Italia vengano autorizzati eventi in cui viene lesa la libertà individuale, la sicurezza e il benessere fisico degli avventori – si legge sulla petizione in questione, promossa tramite il sito www.change.org – L’evento si è svolto all’insegna dell’illegalità, numerose norme di sicurezza sono state ignorate, a più riprese si sono verificate situazioni di pericolo per i presenti seguite da svenimenti e malesseri”.
Nella petizione, infatti, viene segnalato come il numero di partecipanti fosse nettamente superiore a quello che la location sarebbe stata in grado accogliere, senza dimenticare le “centinaia di persone che sono rimaste segregate per ore all’interno delle proprie automobili o presso la stazione ferroviaria Capannelle”. Tra i tanti utenti che hanno commentato l’accaduto, però, c’è anche chi sottolinea che il problema non riguarderebbe solo il Rock in Roma e che ad Imola, per il concerto degli AC-DC, lo scorso 9 luglio, “90.000 persone avevano una sola via d’uscita”, dovendo affrontare ore di fila per lasciare il concerto. “Non è una questione di Rock in Roma – conclude uno degli utenti – è proprio l’Italia che funziona a ca**o di cane“.
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