Radio Revolution è il nuovo album dei Boomdabash, il quarto per la precisione. Il lavoro è stato anticipato dal singolo apripista Il sole ancora in collaborazione con The Bluebeaters, ma non si tratta dell’unico duetto presente nel cd: figurano infatti anche Alessandra Amoroso per il brano A tre passi da te e J-Ax per Il solito italiano. Un disco dancehall e reggae, contaminato dalle influenze pop e mischiato con i ritmi della tradizione jamaicana (senza ovviamente lasciare da parte le radici salentine). Il tour della band è iniziato lo scorso 27 giugno da Gallipoli ed è proseguito ieri, martedì 30, con una speciale data al Carroponte di Milano in apertura a Damian Marley, il più giovane dei figli di Bob Marley dopo Makeda. Un doppio appuntamento, visto che il gruppo anche oggi sarà insieme a lui per il live al Postepay Rock in Roma (leggi tutte le altre date del tour su Velvet Music). Abbiamo parlato con Biggie Bash proprio prima del live al Carroponte.
Radio Revolution arriva a due anni di distanza da SuperHeroes: quali differenze ci sono rispetto ai lavori precedenti per quanto riguarda le sonorità?
E’ stato sicuramente un album sofferto perché abbiamo cercato di raggruppare diverse influenze e contaminazioni, quindi è stata una ricerca profonda. Ci abbiamo praticamente messo un anno. E’ stato quasi un parto. Subito si può notare l’internazionalizzazione del disco: risulta infatti meno italiano rispetto agli altri. E poi è più musicale e anche per quanto riguarda i testi ci sono delle tematiche più forti e liriche più profonde. Non mancano i pezzi frivoli, ma penso sia un album di livello superiore anche grazie agli artisti con cui abbiamo collaborato come Stefano Brandoni, chitarrista di Malika Ayane, o Marco Zangirolami. La mia canzone preferita è sicuramente Survivor.
Solitamente gli artisti non dicono mai qual è la loro canzone preferita di un disco. Come mai ti sbilanci proprio a favore di questo brano?
Forse perché lo sento più mio. Infatti parlo solo per me e non per gli altri componenti del gruppo. L’arrangiamento poi ha dei bellissimi archi e la melodia risulta accattivante. Mi dà una carica in più.
A proposito di collaborazioni, il primo singolo è insieme a The Bluebeaters.
Loro sono i boss nel loro genere. Le sonorità old si mischiano perfettamente a quelle pop e fresche. Ci siamo incontrati qualche tempo fa ad un Vertical Stage e poi abbiamo parlato con il chitarrista Cato ed è nato il sodalizio. Il sole ancora ha lanciato il cd perché non volevamo uscire con il solito brano in stile Boomdabash.
C’è poi la collaborazione con J-Ax.
Lavorare con lui è stato un sogno. E’ lo zio. Lo zio di tutti. Ci tenevamo davvero tanto. Il solito italiano è un pezzo ironico e pungente, che si adatta perfettamente alle canzoni che propone lui abitualmente. Ax ha dato subito la sua disponibilità e ha iniziato a lavorare al pezzo.
Non bisogna dimenticare il sodalizio con Alessandra Amoroso.
Solitamente quando scriviamo una canzone e capiamo che potrebbe essere un buon singolo, iniziamo subito a pensare chi potrebbe interpretare quel brano. Nell’ascolto di A tre passi da te si è subito materializzata davanti ai nostri occhi l’immagine di Alessandra Amoroso. Non è stato facile collaborare con lei perché ha davvero tanti impegni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Il testo le è piaciuto subito. Il lavoro è stato costruttivo e divertente. Tengo a dire che si tratta di una persona molto umile.
Quindi non siete contro i talent show?
Noi non avremmo mai partecipato, anche perché siamo proprio di un’altra generazione. Agli esordi andavamo porta a porta dai produttori a far ascoltare i nostri lavori. Ora tutto è cambiato. Anche se non amiamo quella filosofia, non possiamo certamente negare che spesso ci siano dei veri talenti che partecipano a questo tipo di programmi. Artisti di tutto rispetto. Non solo Alessandra, anche Marco Mengoni per esempio. Penso inoltre che i The Kolors siano davvero in gamba.
Nei vostri live ci sarà qualche apparizione di J-Ax, Amoroso o The Bluebeaters?
Ovviamente ci abbiamo pensato, ma non c’è nulla di certo. Loro hanno altri impegni, ma speriamo davvero che Alessandra possa venire al concerto di Lecce e Ax a quello di Milano. Al momento però è solo un’ipotesi.
E come ci si sente ad aprire un concerto – anzi due – di Damian Marley?
Beh, siamo emozionatissimi. E’ scontato dirlo. E’ l’artista che mi ha sempre ispirato, quindi speriamo di non deludere le aspettative. Sicuramente ci tremeranno le gambe.
Com’è la situazione del reggae in Italia?
E’ molto viva, anche se nel nostro Paese questo genere non ha molto spazio a livello discografico. Sicuramente non morirà mai perché ha una figura rappresentativa di spessore come quella di Bob Marley. Purtroppo però in radio difficilmente si ascoltano questo tipo di canzoni. Accade solo in Italia. Per esempio Rude! dei Magic ha avuto un grande successo radiofonico qui solo perché si tratta di un lavoro internazionale. Il brano non avrebbe avuto la stessa risonanza se scritta da un artista italiano. Fortunatamente ci sono alcuni che riescono a farcela anche da indipendenti come noi o i Sud Sound System.
Ci sono artisti emergenti nel panorama reggae che dovrebbero avere maggiore spazio?
Per quanto riguarda la musica salentina ce ne sono davvero tanti. Il primo nome che ci viene in mente è quello dei Ghetto Eden, anche se non sono affatto emergenti. Loro mischiano il reggae salentino a quello senegalese. Consiglio a tutti di ascoltarli.
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