Aveva solo 30 anni, Rino Gaetano, quando morì in seguito ad un incidente stradale, la notte del 2 giugno 1981. Oggi, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, la Rete lo ricorda con un hashtag volato in cima ai trending topics di Twitter (i tempi sono cambiati, le tecnologie anche, ma la memoria resta). Basta digitare #RinoGaetano per veder comparire on line i tanti messaggi dei fan, accompagnati dai video delle sue canzoni più celebri, da Gianna a Il cielo è sempre più blu.
Tutti gli utenti che oggi, a 34 anni di distanza dal fatale incidente sulla via Nomentana, si uniscono virtualmente in suo nome, hanno la loro canzone preferita. Citazioni tratte dalle sue canzoni, parole ormai note anche per il pubblico più giovane e per chi, magari, nel 1981 neanche era nato. Ma la voce dell’“eclettico menestrello e profondo cantautore“ (come lo ha definito qualcuno on line) ha attraversato i decenni e, come sostengono in molti sul popolare canale social, è come se l’artista non se ne fosse mai andato.
Nato a Crotone il 29 ottobre del 1950, ma trasferitosi a Roma con i genitori durante l’infanzia, la sua personalità forte ed eccentrica non gli rese facile l’ingresso nel mercato discografico italiano, all’epoca ancora diffidente nei confronti dei giovani cantautori e, soprattutto, dei personaggi difficili da classificare come lui. Per questo dovette attendere due anni prima di veder pubblicato il suo primo 33 giri, Ingresso libero.
Un disco, questo, quasi del tutto ignorato da pubblico e critica. La popolarità iniziò ad arrivare nel 1975, con Il cielo è sempre più blu, con cui il cantautore iniziò a farsi conoscere anche grazie a quello “stile a filastrocca” divenuto così amato dal pubblico con il passare degli anni. Poi è stata la volta di Mio fratello è figlio unico, contenente il celebre brano Berta filava, ed è da lì che si può dire sia iniziato il suo periodo più felice, ovvero quello compreso tra il ’76 e il ’78.
Il suo umorismo, la sua capacità di denunciare “il re nudo” e il suo atteggiamento disincantato lo hanno reso quasi una sorta di “clown musicale”, in grado, tra battute e musica, di fare un ritratto grottesco ma realista dei vizi e dei limiti dell’Italia dei suoi anni. I suoi testi rimangono di un’attualità quasi impressionante e l’affetto, la stima che è stato in grado di lasciare nel cuore del pubblico in un periodo così relativamente breve di attività artistica sono evidenti anche oggi, leggendo la valanga di messaggi in Rete lasciati solo per lui, solo per “il musicista ribelle” che ha contribuito a fare la storia della musica italiana.
Foto: Twitter
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