E’ partito ufficialmente da Roma ieri, 12 marzo, il tour 2015 di J-Ax, volto a promuovere il suo ultimo e ormai celebre album, Il bello d’esser brutti. Un tour partito con sold out praticamente da record (tutto esaurito per le tre tappe romane e le sette milanesi, tanto per dire…), che ha preso il via dal palco dell’Atlantico. Ad attenderlo un pubblico di ogni generazione, anche se sono stati sopratutto i più giovani ad accalcarsi e a fare il coro per lo “zio” più amato d’Italia.
Per tutta la durata del concerto, dalla scaletta molto lunga e ben studiata, a regnare è stato un clima di festa, quasi una celebrazione per il “ritorno” in gran stile di Ax, che in fondo non è mai stato troppo assente dal palco, ma che ora sembra tornato in pista più forte che mai. Sarà perché il suo ultimo disco ha ottenuto il Platino a poche settimane dalla sua uscita, scalando la top ten FIMI, sarà perché ogni singolo estratto dall’album (da Uno di quei giorni alla title track, passando per Intro), ha ottenuto un immediato consenso da parte del pubblico o perché sono in tanti a guardare The Voice of Italy solo per gustarsi i suoi “axforismi” e le sue performance da coach, sta di fatto che un Ax così “alle stelle” non si vedeva da tempo.
Ma lui mette quasi le mani avanti di fronte a tanto successo: “Questa è la sera in cui ho più paura – ha spiegato sul palco – alla data zero ho perso la voce e mi sono chiesto cosa sarebbe successo oggi. Mi dicevo: non può essere che quest’anno sia andata così bene…mi succederà qualcosa, tipo Fantozzi“. Uno scroscio di applausi è seguito a queste parole, facendogli capire che il suo pubblico (quello vero, lo “zoccolo duro”) gli starà accanto anche se dovessero presentarsi avversità.
Il concerto ha avuto il via dopo che Dj Zak ha intrattenuto tutti con una serie di canzoni che hanno contribuito a fare la storia del rock (e speriamo che le giovani generazioni presenti abbiano davvero capito e apprezzato), e prima che Ax salisse sul palco sono partite le inconfondibili note di Io Zak E La Tromba. Il pensiero vola a quella Messa di vespiri che lo portò al successo: correva l’anno 1994 e con ogni probabilità tre quarti del pubblico di ieri all’epoca portava ancora il pannolino, tuttavia il pezzo è stato cantato da tutti i presenti con l’energia che merita. Un buon inizio che avrà provocato un po’ l’ “occhio lucido” ai più nostalgici.
Ma dire che J-Ax “è lo stesso di prima, lo stesso di quei tempi”, anche volendo usare l’espressione come complimento, sarebbe sbagliato: piuttosto sembra quasi che Ax abbia preso quel ragazzo degli esordi, lo abbia ripulito da un po’ di quella polvere che gli si è depositata addosso negli anni più difficili della sua carriera, e lo abbia “rimesso a nuovo” aggiungendogli quel tocco di maturità tipica di chi ha passato i suoi primi 40 anni.
Accanto ad Ax non solo Zak ma anche l’inseparabile Space One e una band con una grande affinità sul palco. A fare da coriste due nomi noti al pubblico di The Voice: Debby Lou e Giusy Scarpato, ex concorrenti che facevano parte proprio del team J-Ax. Con loro anche un altro collega di talent, Emiliano Valverde, con cui J-Ax ha duettato sul palco e nell’ultimo disco con il brano Tutto o niente. “In fondo lui abita qui vicino“, ha spiegato J-Ax riferendosi al giovane cantante, originario di Latina.
Pochi pezzi degli Articolo 31, da Spirale ovale a Domani smetto, passando per Gente che spera, ma c’era da immaginarlo: ora non c’è spazio per la nostalgia, si guarda al futuro con un rinnovato sorriso, anche se “il lutto per la fine fatta dalla prima band“ qualche fan più malinconico lo avvertirà un po’ per sempre. Tanti i pezzi del nuovo album, che J-Ax ieri ha definito come “tra i più belli che ho fatto da solista”. Forse il migliore, potremmo azzardare a dire. Ma è soprattutto con Piccoli per sempre, Uno di quei giorni e Altra vita che il pubblico è esploso. Per non parlare di Intro, il pezzo forse più atteso di tutta la serata e, proprio per questo, riservato al “bis” e alla chiusura del concerto. Anche se ormai gli schermi accesi dei tablet hanno sostituito i più classici accendini, con questo pezzo l’Atlantico si è trasformato comunque in un cielo stellato, con tante mani alzate in aria e tutte le emozioni che la canzone racchiude rese quasi fisicamente “palpabili”. Il bello dei live: sanno dare ancora più vigore a un pezzo già forte di suo.
La voce di Ax ha retto, lui ha “scaldato i motori” in un’ascesa che ha reso la sua performance migliore di pezzo in pezzo: “I fan romani dicono che quando scrivo canzoni su Milano faccio comunque venire loro in mente Roma“. Già, per un milanese spesso è difficile (purtroppo) entrare nelle grazie degli abitanti della Capitale, ma lui c’è riuscito e ieri sera ha conquistato Roma. Stasera e domani, 13 e 14 marzo, si replica, poi per Ax sarà tempo di ritornare “a casa”, con le prime tre date all’Alcatraz, prima di proseguire il suo viaggio nel resto d’Italia.
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