Ciao Velvet!
L’appuntamento di oggi è dedicato a chi comincia ad autoprodursi o sperimentarsi in studio o a tutti coloro che, semplicemente, sono curiosi di capire il “funzionamento” della macchina creativa, intesa come l’insieme di ingranaggi che, incastrandosi tra loro, permettono di procedere verso una destinazione finale: l’arte.
Oggi sono in una location speciale (come sempre, del resto!): i Sarm Studios di Londra, famosi in tutto il mondo. Sono qui per seguire le prove di uno spettacolo straordinario con protagonisti Seal, Trevor Horn ed altre special guest d’eccezione. Ma soprattutto voglio parlarvi di studi di registrazione: il regno in cui la musica nasce, si prova e si sperimenta. In questa fase ci viene in aiuto la pre-produzione che si occupa della base e della struttura delle canzoni. Grazie alla tecnologia si possono fare delle rifiniture, apportare migliorie a quello che sarà il nostro brano e, sempre in questa fase, si può continuare a provare, per raggiungere un risultato finale d’eccellenza. Per ottenere questo il team è fondamentale, perché se composto da professionisti, permette loro di scambiare esperienze e confrontarsi per ottenere un prodotto completo e di valore. Tra tutte, una figura chiave è senza dubbio quella del sound engineer (io la reputo geniale!), perché è quella che, detto tra noi, “taglia e cuce” la struttura dei brani, dà input straordinari e (per dovere di onestà) aiuta spesso i cantanti a cantare meglio (ma non ditelo a nessuno). Grazie alla tecnologia la musica si migliora, si perfeziona e si ascolta meglio. Sia chiaro, non parlo di uno stravolgimento finalizzato ad un prodotto fittizio, ma di piccole modifiche che permettono di smussare piccole (ed umane) imperfezioni.
Avere la possibilità di girare gli studi di registrazione nel mondo è un bel modo per scoprire i vari approcci, la mentalità, i mezzi e gli stili in circolazione. Anche se c’è da dire che il la regola della sperimentazione e dello studiare il prodotto nei minimi dettagli è fortunatamente un elemento comune in tutto il mondo, specie quando parliamo di grandi professionisti come Lionel Richie, George Michael e naturalmente Seal e Trevor Horn.
So benissimo che non tutti purtroppo hanno la possibilità di servirsi di grandi studi come questi, ma il consiglio che vi do è di non sottovalutare i piccoli studi. Oltre ad essere sicuramente più accessibili, spesso riservano sorprese graditissime: in piccoli spazi si “nascondono” grandi potenziali. L’importante non è il contesto, ma la “manodopera”, la “testa” e la genialità di chi vi assiste. Gusto, talento, creatività e coraggio: sono questi gli elementi che vi servono. Vi chiederete forse perché tra questi valori prettamente “artistici” ho inserito l’ultimo, non direttamente esclusivo di questo mondo. Ma la verità è che il coraggio di sbagliare, tentare, modificare e ricominciare sono la chiave del successo. Suggerisco a tutti (artisti e produttori esperti e meno esperti) di provare e riprovare mille volte senza mai smarrire l’entusiasmo: mai perdersi d’animo e cercare l’originalità anche nella semplicità. Spesso i risultati più belli nascono da degli apparenti fallimenti.
Inoltre, in uno studio di registrazione possiamo, anzi, dobbiamo riascoltarci. Modificare, eliminare, migliorare o sostituire sono il naturale processo per creare ciò che più ci piace. Infine, il fatto di suonare o cantare senza pubblico ci permette di raccogliere la concentrazione e mettere alla prova la nostra preparazione. Prima di un disco o di un concerto, passare da qui è una tappa obbligatoria e necessaria. Quindi dedichiamo tempo alla studio (anche di noi stessi, in studio!) perché questo ci renderà molto più preparati e credibili.
Per adesso, da Londra, è tutto… ma a presto! Ciao!
Foto by Velvet Music