Irene Grandi è una vecchia conoscenza di Sanremo: ha infatti mosso i primi passi dal punto di vista musicale proprio sul palco del teatro Ariston. Nel 1993 ha partecipato per la prima volta alla manifestazione con il brano Un motivo maledetto nella categoria Giovani (vinta da un’esordiente Giorgia con Nasceremo) ed è tornata l’anno successivo in quella Nuove proposte con la canzone Fuori (quarta classificata). Nel 2000 c’è stato il suo esordio da Big con La tua ragazza sempre (secondo posto alle spalle della Piccola Orchestra Avion Travel con Sentimento), seguito poi dalla partecipazione nel 2010 con La cometa di Halley (in ottava posizione). Quest’anno invece Irene si è presentata su quel palco in una nuova veste. Non solo interprete, ma anche autrice.
Un vento senza nome è una ballad intensa dal testo profondo che racconta di una donna che volta completamente pagina lasciandosi alle spalle una situazione che ormai non le appartiene più. Un brano raffinato che si sviluppa in un crescendo costante di emozioni che diventano piano piano sempre più coinvolgenti. Una canzone che la rappresenta pienamente, anche perché lei stessa negli ultimi anni ha subìto una vera e propria trasformazione. Irene è cambiata. E’ cresciuta. Peccato che il pezzo abbia bisogno di diversi ascolti prima di essere compreso pienamente. Sarà forse per questo motivo che si è aggiudicato solo il dodicesimo posto? Questo non le importa. Ora la Grandi pensa solo al futuro e al tour teatrale che inizierà il prossimo 7 maggio da Firenze.
Sei tornata sul palco dell’Ariston dopo cinque anni di assenza.
E’ stato il Festival più bello di sempre, forse perché mi sono presentata non solo come interprete, ma anche come autrice. Un vento senza nome è un brano a cui tengo particolarmente perché dà un messaggio importante. Parla del coraggio. Lo stesso che ho avuto io a gareggiare con una canzone del genere. Tutti sono abituati ai miei pezzi rock pieni di carica, mentre questa volta ho scelto di seguire il cuore. E’ stata un’emozione indescrivibile.
Forse qualcuno è rimasto deluso?
Probabilmente spiazzato o stupito. Deluso non penso. Si tratta di una canzone che lascia lentamente il suo veleno. E’ un pezzo che prima o poi ti tocca. Anche io ogni volta che la canto provo dei brividi diversi. Magari durante un’esibizione mi emoziono nella prima strofa e poi nella performance successiva provo lo stesso con il ritornello. La musica e il testo hanno un’armonia perfetta. A volte alcuni brani sono belli, ma il testo attira di più della musica e viceversa. In questo caso no. E’ un connubio perfetto.
Per apprezzare la canzone quindi bisogna fare diversi ascolti. Non ti sei sentita svantaggiata quindi durante il Festival con sole tre esibizioni?
Infatti, anche se in realtà non ero lì per la gara vera e propria, ma per presentare il mio nuovo progetto. Non volevo il podio. Desideravo solo mostrare a tutti il mio cambiamento. Quello di un’artista che è cresciuta e che non vuole seguire sempre gli stessi schemi. Il brano ha una musicalità strana per Sanremo e quindi anche solo il fatto di essere nei venti Big per me è una vittoria.
Cosa ricordi invece della prima volta al Festival?
Per me era tutto nuovo, ma anche in quel caso non ero interessata alla gara. Era solo un modo per farmi conoscere. In un certo senso ho vissuto la prima esperienza e l’ultima in maniera simile. Poi è ovvio che allora non ero affatto abituata alla valanga di interviste e per questo motivo sembrava un massacro. Avevo la camera piena di fiori. Nel 1993 si usavano molto di più durante il Festival rispetto ad oggi e così alcuni li ho sistemati sul terrazzo perché non entravano proprio.
Questa per te è come una seconda vita nel mondo della musica?
E’ un’evoluzione, quindi un po’ come una rinascita. Tutto questo anche grazie alla nuova produzione artistica di Saverio Lanza. In realtà ci conosciamo da oltre vent’anni. Ci siamo sempre sfiorati, ma mai presi. Quando è successo, è iniziata la rivoluzione. Hanno influito anche colleghi come Cristina Donà e Stefano Bollani, la nuova casa discografica e il management di Francesco Barbaro che mi ha convinto a diventare autrice. In questo modo sono protagonista dei miei testi e posso anche allargare la fetta di pubblico.
Quando hai capito che era il momento di proporre una nuova Irene Grandi?
Per un periodo mi sono allontanata dal mondo della musica perché mi mancavano le motivazioni per andare avanti. Non volevo una carriera sempre uguale, anche se è difficile crescere, visto che c’è il rischio di deludere le aspettative. In ogni caso non volevo diventare una caricatura di me stessa. Prima ero una che gridava e scalciava, mentre ora mi sono ammorbidita. Sono meno costruita, meno rock e più cantautorale, ma non mi voglio conformare.
A proposito di rinascite, un esempio è Chiara Iezzi che ha deciso di ricominciare come concorrente di The Voice…
Ma davvero? Chiara di Paola e Chiara a The Voice? Non lo sapevo! Beh, deve avere molta voglia di cantare e soprattutto tanto coraggio, visto che lì si cantano esclusivamente cover. Lei comunque è talentuosa, ha una bella voce ed evidentemente non voleva più essere associata al suo progetto del passato. I talent show aiutano spesso a far scoprire, e in questo caso riscoprire, voci importanti. Ma chi si è girato?
I Facchinetti e J-Ax, poi lei ha scelto il rapper.
Ha fatto bene perché insieme formeranno sicuramente un bel gruppo. Sono contenta per lei.
Foto by Ufficio Stampa
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