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Sanremo 2015, Grazia Di Michele: “Oggi chiunque può improvvisarsi musicista…”

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Quando Carlo Conti ha annunciato gli artisti in gara al prossimo Festival di Sanremo nella categoria Big c’è chi ha storto il naso ascoltando i nomi di due coppie: Francesco Mandelli con Fabrizio Biggio e Grazia Di Michele con Mauro Coruzzi (in arte Platinette). La Di Michele in realtà non è una faccia nuova per il palco dell’Ariston. La sua prima volta nella “città dei fiori” è stata nel 1990 con il brano Io e mio padre, poi è tornata l’anno successivo con la canzone Se io fossi un uomo scritta assieme a Peppi Nocera (tradotta successivamente da Randy Crawford con il titolo If I were in your shoes) ed infine nel 1993 con Gli amori diversi, cantata in coppia con Rossana Casale.

Negli ultimi anni Grazia si è dedicata anima e corpo a formare nuovi artisti nella trasmissione Amici di Maria De Filippi: tra questi anche Moreno, Annalisa Scarrone e i Dear Jack che ritroverà tra meno di una settimana (la manifestazione inizierà martedì 10 febbraio) a Sanremo. Non per questo motivo ha messo da parte la sua passione per l’attività cantautorale e così si presenta al Festival con il brano Io sono una finestra, che farà parte del nuovo disco Il mio blu, in uscita nei prossimi giorni. “Tanti cantautori hanno indagato nell’animo femminile – ha commentato Coruzzi riguardo la canzone – ma è una cantautrice quella che è riuscita a tradurre in musica il travaglio e lo stupore di un’anima che si trova al cospetto di se stessa, e a dare luce così a un aspetto tanto importante non solo della mia persona, ma, credo, di ciascuno di noi”. Questo sodalizio artistico ci stupirà.

Com’è tornare al Festival dopo più di vent’anni?
Guarda, ho appena terminato le prove e devo dirti che mi hanno confortato molto. L’orchestra è davvero meravigliosa. Il Festival è sempre lo stesso, ma ogni volta è soprattutto il brano che porto a fare la differenza. Le emozioni sono tutte legate alla canzone, al fatto che c’è un’organizzazione pazzesca, decine di strumenti che vibrano perché arrivi al suo scopo. E’ davvero un’emozione molto forte, condivisa con Mauro e Paolo Di Sabatino che con il suo piano è sul palco con noi.

La prima volta a Sanremo è stata nel 1990. Secondo te com’è cambiata la musica da allora a oggi?
La musica ha subìto una rivoluzione nel suo aspetto produttivo e commerciale, diciamo una “democratizzazione” che ha dei vantaggi indubbi, ma anche qualche rischio. Il primo di questi è che oggi chiunque può improvvisarsi musicista, prodursi un disco, distribuirlo. Quando dico chiunque intendo dire proprio chiunque, anche chi non ha alcun talento. Questo aumenta il rumore di fondo, occupa spazi che altrimenti sarebbero riservati a musicisti di qualità. Un altro rischio è la svalorizzazione: fruire della musica gratis vuol dire non attribuire alcun valore al lavoro dei musicisti e dei tecnici che stanno dietro alla sua produzione.

Ti scontrerai anche con ragazzi che hai seguito ad Amici come Annalisa, Moreno e i Dear Jack…
In realtà non mi sento in gara con loro, anche se il meccanismo del Festival alla fine può far sentire la competizione. Io vado a portare il mio pezzo, a farlo sentire a un numero ampio di persone, non vado a giocarmi un posto in classifica.

Cosa pensi del percorso che hanno fatto in questi anni Annalisa e Moreno?
Sai, il bello di Amici che i ragazzi lì portano se stessi, non un personaggio, e noi facciamo di tutto per spronarli a tirar fuori la loro personalità. Devo dire che Annalisa e Moreno avevano una personalità spiccata già quando erano nella scuola e sono cresciuti coerentemente alle loro caratteristiche.

Invece del recente successo dei Dear Jack?
La musica è anche comunicazione e i Dear Jack sono formidabili in questo. Quando li incontro percepisco immediatamente il loro entusiasmo, il feeling che li unisce e questo per fortuna arriva anche al pubblico.

Salirai sul palco insieme a Mauro Coruzzi: come mai avete deciso di presentarvi insieme?
Perché il brano è frutto delle nostre confidenze, era naturale cantarlo insieme.

In molti non credevano alla vostra partecipazione quando sono stati annunciati i vostri nomi…
Immagino che la sorpresa fosse legata più che altro all’assortimento della coppia. Il nostro è un brano contro il moralismo, partendo da un’esperienza personale, molto personale. E’ una canzone pieno di verità.

La canzone anticipa l’uscita del tuo nuovo disco di inediti…
Si intitola Il mio blu e l’ho prodotto insieme a Paolo Di Sabatino, con cui avevo già prodotto Giverny, l’album precedente, e collaborato in altre occasioni. Quindi ha un’anima jazz e un cuore cantautorale. In un brano swing, L’amore è uno sbaglio, duetto con Mario Venuti, ma ci sono tanti altri ospiti musicisti, tra cui Lucio Fabbri con il suo violino.

La pittura continua ad influenzare anche le nuove canzoni?
Sì, considera che nel cofanetto del cd ci sarà anche un libretto con 12 riproduzioni di opere di Fabio Salafia, un giovane pittore siciliano. Ha dipinto alcune tele ispirato dai miei brani, mentre alcune canzoni sono state ispirati da sue opere. Ma in generale l’arte è sempre fonte di ispirazione.

Piccola parentesi Amici: nell’ultimo periodo c’è stata una polemica con Briga riguardo i suoi commenti su Adriano Celentano. A volte i giovani d’oggi non hanno rispetto per i miti del passato?
Non generalizzerei: per Mattia che ha sollevato il caso ce ne sono stati 10 che ne hanno prese le distanze. Ma lui sì, è stato irrispettoso nei confronti di un grande artista come Celentano e soprattutto non ha colto un’occasione importante: riuscire a fare suo un pezzo lontano dal suo stile e cimentarsi con degli intervalli che potevano dargli maggiore consapevolezza della sua intonazione. Non so se lo fa strumentalmente, ma io sono convinta che quest’atteggiamento lo danneggi anche mediaticamente, perché è chiaro a tutti che Amici non è solo un talent ma è una scuola e non puoi rifiutarti di studiare Foscolo perché scrivi poesie tue fuori endecasillabo. Entrare nel mondo di un altro artista offre delle opportunità di confronto e crescita. E anche se tu avessi già affermato il tuo stile e la tua poetica, la storia della musica è piena di duetti, cover, confronti tra artisti.

Un esempio?
Non so se hai mai sentito Smells Like Teen Spirit dei Nirvana nella versione di Tori Amos: Tori Amos la destruttura, toglie, toglie toglie, rallenta il ritmo e alla fine lascia solo piano e voce. E’ un esercizio di stile fantastico. Ma per farti un esempio molto vicino a me, l’anno scorso Terje Nordgarden, un cantautore norvegese bravissimo, molto dark, che si muove tra folk e rock e che macina migliaia di chilometri in concerti in tutta Europa, ha inserito un mio brano tratto da Giverny nel suo disco. Una ballata jazz è diventata un rock acido di grande impatto, con un riff di chitarra di due minuti che io non ho mai scritto. Puoi immaginare quanto Nordgarden sia lontano dal mio mondo, eppure ha colto nel brano qualcosa di sé e lo ha voluto riproporre, ma ovviamente con il suo stile. Il suo “percorso artistico”, come lo chiamerebbe Briga, si è solo arricchito.

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