Luciano che intende il rock’n’roll come celebrazione della vita, Ligabue che lo porta sul palco, che prova a suonarlo o, almeno, a farlo rivivere a modo suo. Un po’ perché lui è da sempre amante delle sfide, un po’ perché New York rappresenta ancora oggi la culla del blues. Il rocker di Correggio ha debuttato nella Grande Mela con il suo tour americano, occasione per diffondere oltre confine le canzoni dell’ultimo album “Mondovisione” e per raffrontarsi con una cultura ‘altra’.
Una grande avventura, lo si percepisce dalle vibrazioni del palco, dall’espressione – insieme tirata e curiosa – di Luciano Ligabue. Dopotutto, solo le persone intelligente conservano sempre un pizzico di paura e di emozione. Ligabue oltreoceano, giunto a New York dopo un anno in trionfo negli stadi italiani, per una trasferta a stelle e strisce che costituisce un debutto assoluto. Circa duemila persone ad attenderlo, moltissimi giovani che lo seguono all’estero, un entusiasmo clamoroso…
“Mondovisione Tour – Mondo 2014”
Cinque concerti, tra Canada e Stati Uniti, la prima volta da quelle parti per Ligabue. Spettacolo per la sua esibizione al Terminal 5 di New York, data sold out, dove il rocker emiliano ha alternato i nuovi brani, come “Il sale della terra”, a vecchi successi come “Certe notti” e “Piccola stella senza cielo”.
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Il Liga, c’era da aspettarselo, è stato accolto dall’entusiasmo di tanti connazionali che da anni vivono a New York: apprezzabile questa dimensione intima, da club di periferia (o quasi). Niente grandi arene, niente palasport, ma un’incursione negli States in punta di piedi e con l’entusiasmo di un ragazzino. Ecco cosa ha detto a Repubblica: “Felice di suonare in America, la culla del blues, che ha influenzato tutta la musica, a partire dal rock. E poi suonare nei club è un po’ come tornare indietro nel tempo…“. Prossime tappe: il 22 ottobre Los Angeles (Whisky a Go Go), il 24 ottobre a San Francisco (Dna Lounge), il 26 ottobre a Miami (Grand Central).
(foto by facebook)