Di pochi mesi fa il nuovo album di una delle cantanti italiane più talentuose di oggi e, certamente, di domani. Noemi, “Made in London” e quella “Per cosa vivere” che suonava quasi come un omaggio discreto e personale alla mai dimenticata Amy Winehouse. Amy aveva il ‘soul’ nella sua voce, un modo unico di interpretare ogni cosa. I suoi pezzi non passeranno mai di moda, probabilmente tra qualche anno riscopriremo quelle ‘facciate B’ meno celebrate in vita. Oggi il conto è impietoso e riporta alla mente il 23 luglio 2011, triste epilogo di una vita (e di una carriera) vissuta al limite. Sempre. Una quantità di alcol elevata (per il suo fisico già fortemente debilitato) ed Amy volò in cielo. Lasciando ai fan perle come “Love is a losing game” e “Back to black” (una canzone d’amore di rara intensità). Cinque anni di canzoni (cominciò ad avere successo nel 2006), troppo pochi per dare quello che aveva in corpo e nel cuore…
Destino segnato
Chi ottiene il primo contratto discografico a 16 anni (con l’etichetta Island) ha certamente un destino segnato. Dal successo, certo. Poi il destino – non sempre una banca affidabile – si diverte a fare brutti scherzi, a modificare mente e percorso. Amy Winehouse ha vissuto meno del ‘dovuto’, ma pienamente. Album di debutto nel 2003, buone critiche e un milione di copie vendute. Tre anni dopo il suo secondo lavoro: abbiamo già accennato, “Back To Black” la farà diventare una icona pop a livello mondiale. Con merito.
Amore e morte
L’importanza della famiglia. Mamma Janis incontrò Amy il pomeriggio prima di morire, nell’appartamento di Camden. Una tazza di thè, un pensiero felice rivolto al matrimonio con il compagno, il regista Reg Traviss, previsto per quella settimana. Prima di andare via, la ragazza sussurra un “Ti voglio bene, mummy“. Amy Winehouse non era una ragazza alcolizzata, era qualcosa di diverso, un essere incapace di gestire le proprie emozioni, il proprio successo, le proprie insicurezze. Conseguenza naturale di questo stato furono i tanti concerti cancellati e quel chiudersi nel suo mondo di paura e solitudine che l’avrebbe portata a una tragica scomparsa. 27 anni, solo 27. E oggi un posto tra i grandi della musica, quelli dal destino segnato e interrotto.
Dal mito alla leggenda, adesso Amy Winehouse diventa un fumetto. La vita della cantante inglese viene raccontata nel comic book biografico “Tribute: Amy Winehouse” (in vendita da oggi, 23 luglio). Piccola opera in 24 pagine creata dalla casa editrice americana Bluewater productions, nota al pubblico per i suoi fumetti di personaggi dello spettacolo e graphic novel.
(foto LaPresse)