Lui, testa rasata, giacca d’argento, jeans e scarpe da tennis. Lo Stadio Olimpico conta circa 60 mila presenze per quello che non facciamo fatica a definire come show ‘metal oriented’. Con parecchie tracce di romanticismo. Vasco Rossi apre il suo LiveKOM 014 con il primo di sette concerti record (400.000 biglietti venduti tra Roma e Milano, incasso di 23 milioni di euro). Azzeccata la presenza del nuovo batterista americano, Will Hunt (in prestito dalla band degli Evanescence), ma tutti i musicisti sono parte integrante dell’evento, mai come in questa occasione sostegno preziosissimo del Komandante. La malattia che l’aveva costretto a stare lontano dalle scene è definitivamente archiviata. La poesia delle sue canzoni subisce una svolta stilistica, merito del già citato Hunt e del chitarrista Stef Burns: “Gli spari sopra” è solo l’inizio, poi – senza soluzione di continuità – “Siamo solo noi”, “C’è chi dice no”, “Liberi liberi”, “Sally”, “Vita spericolata”, “Manifesto futurista”, “Dannate nuvole”, “Vivere”, “La strega”, “Sballi ravvicinati del terzo tipo”. (…)
Uno show di canzoni nel segno di V
Palco imponente per il Live KOM 014: 800 metri quadri, 4 chilometri di americane appese in alto, una caratteristica passerella a ‘V’ che attraversa la platea alla quale si accompagna una scenografia con due ‘V’ rovesciate. Nel segno di Vasco, ovvio. E poi, uno schermo centrale per dare profondità, due megaschermi laterali, effetti luce e laser e torri di amplificazione degne di uno show come questo. Un concerto vero, pochi fronzoli: musica fatta bene, non baccano di periferia. Vince Pastano alla chitarra ritmica, Claudio Golinelli al basso, Stef Burns alla chitarra, Alberto Rocchetti alle tastiere, Frank Nemola alla tromba, Andrea Innesto al sax e cori e Clara Moroni ai cori.
Vasco Rossi canta, dialoga con il popolo di Roma (arrivato qui da ogni parte d’Italia, tantissimi i meridionali sul prato) e percorre il palcoscenico saltellando quasi in maniera tetrale, come fosse un agilissimo orso ammaestrato (è un complimento, si badi). Lucido e ispirato nei brani più recenti, amante della tradizione nel medley che raccoglie “Cosa vuoi da me”, “Gioca con me”, “Delusa”, “Mi si escludeva” e “Asilo Republic”.
Il gran finale
“Rewind” regala uno Stadio Olimpico ‘a giorno’, le luci fanno l’amore tra loro: è vero tripudio. Il gran finale va da “Liberi liberi” (era un po’ che non veniva inserita in scaletta) a “Sally” e “Senza parole”. Non può mancare “Albachiara”, non possono mancare i fuochi d’artificio. Non può mancare un messaggio netto, breve e deciso: “Tenete duro”.
(foto by facebook)