The Voice, terza puntata: Piero Pelù trova Esther, la nuova Nina Simone

Un titolo ad effetto, azzardato. La nostra risposta al colpo a effetto, quello che mostrano di cercare, a ragione, i quattro coach di The Voice of Italy. La terza puntata parte con un ridondante encomio alla milionaria (views su YouTube) Suor Cristina Scuccia e riesce a dosare bene due o tre colpi.
Alessandra Drusian, ex Jalisse, subito sbattuta fuori, poi un pregevolissimo clone di Freddie Mercury (al secolo, Beppe Maggioni) che finisce nella squadra della Carrà. Ancora, Benedetta Giovagnini: impressiona per forza e passione la sorella della sfortunata Valentina, cantante scomparsa 5 anni fa in un incidente stradale.
Infine, il colpo a effetto: dopo la suora, un angelo venuto dalla Nigeria, novella Nina Simone che Piero Pelù porta dentro il suo team. Lei si chiama Esther e vive nel bresciano: bella voce, interpretazione sofferta. Può arrivare fino in fondo, può entrare nel cuore di tutti…

I nuovi team: c’è anche la figlia di Anna Pettinelli

Vanno avanti in 13. La terza puntata di The Voice, altresì chiamata terza blind audition, arricchisce il fagotto dei quattro coach. Ognuno sembra avere nella propria squadra almeno un paio di elemeti di ottimo livello, di quelli pronti per la fase finale.

Andiamo nel dettaglio: il Team Carrà ha due nuovi talenti pronti a dimostrare il proprio valore: Francesco Marotta e Giuseppe Maggioni. Piero Pelù, come detto in apertura, si assicura tre tra le voci più interessanti della serata, cioè Elisabetta Gagliardi, Esther Oluloro e Benedetta Giovagnini. La leonessa Noemi (in perfetto equilibrio tra l’essere severa e solare) porta a casa Sasha Susino, Giorgia Pino, Federica Graziani e Andrea Manchiero (bravissimo a non rovinare Battisti con una struggente “E penso a te” al pianoforte). Infine, Valeria Marchetti, Piero Dread, Carolina Russi (figlia della nota speaker Anna Pettinelli) e Debby Lou sono i nuovi nomi del Team J-Ax.

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Tre settimane se ne sono andate, il cammino è ancora lungo. Lo scorso anno le battle mandarono a casa almeno due o tre voci di ottimo livello, segno che The Voice debba ‘per contratto’ regalare sorprese. Chi attacca la qualità del programma è in malafede: noi, dopo tre blind, abbiamo contato una decina di ottime voci. Il talento è un’altra cosa, è ben più raro: ha ragione il saggio Pippo Baudo quando dice che di talenti veri ne può nascere uno ogni 10 anni. Qui c’è tanto spettacolo e, come una settimana fa si parlava della Sister Act siciliana, stavolta tocca a Esther Oluloro, un angelo dalla pelle nera: spontanea, immediata, ‘incuriosente’. Un colpo a effetto, appunto.

(foto by facebook)