Una musica spogliata. Sulla scena del Gran Teatro di Roma regnano l’entusiasmo e l’energia e non si possono falsificare: protagonista è lei, Skin, dannatamente affascinante, a un passo dai 50 anni e ancora in splendida forma. Una statua bella da ascoltare, per il piccolo miracolo del canto e di due occhi che si schiudono: tranquilla, sul palco, seduta su una sedia e, comunque, esuberante. La frontgirl degli Skunk Anansie conquista la capitale, lo fa con estrema semplicità, con un’eleganza senza pari: in questa occasione la band ha deciso di mettere da parte i riff più pesanti, a loro più congeniali, preferendo un’atmosfera acustica ai ruvidi strumenti elettrici…
Benvenuta, melodia
Skin e compagni (Cass, voce e basso; Ace, chitarra e voce; Mark Richardson, batteria) conquistano Roma attraverso la dolcezza dei suoni: lei appare quasi come una cantante confidenziale (come si diceva una volta) sa accarezzare, accompagnare all’ascolto. Un repertorio completamente rivisitato, in chiave “unplugged”, che rilascia sfumature inattese, soavi. “An Acoustic Skunk Anansie-Live in London” è l’ultimo album della formazione capitanata da Mrs. Deborah Anne Dyer (questo il suo vero nome), un disco registrato durante il concerto dello scorso 15 aprile alla “Belgravia Cadogan Hall”. A Roma abbiamo goduto dei brani più celebri degli Skunk Anasie, in una nuova chiave melodica…
Dal passato al presente
Repertorio molto vasto, il pubblico canta e ascolta e vaga nei propri ricordi, aprendo il cassetto della memoria che, come una conchiglia magica, rilascia il suono del mare, del vento, della lontananza. Di un passato che non annoia, ma riscalda: Skin e i suoi pescano da album degli anni 90 come “Paranoid & Sunburnt” (disco d’esordio), “Stoosh” (1996) e “Post Orgasmic Chill” (1997). Sul palcoscenico del Gran Teatro vengono puntati come chiodi d’acciaio pezzi perfetti, come “Hedonism”, “Secretely”, “Charlie Big Potato” e “Selling Jesus”, ciò non disdegnando canzoni degli ultimi tempi, rendendo merito ai dischi più freschi (protagonisti, in tale senso, “Squander!”, “Because of you” e “My ugly boy”).
(foto Ufficio Stampa)
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