Alla ricerca del principe azzurro. Ecco, quella è un’altra favola, anzi è solo una favola. Nel caso di “Blu Occhi”, nuovo singolo di Alessia d’Andrea, è il giovane Ivan Panayotov il vero protagonista del videoclip che accompagna questa nuova, frizzante, avventura in musica. Alcune settimane fa avevamo avuto modo di raccontarvi il viaggio intrapreso dalla cantautrice calabrese: nessun punto d’arrivo, “Blu Occhi” è una bandierina appoggiata sul mare della sua carriera. Il video, prodotto dalla Renilin di Antonio Notaro, è la fotografia del più classico amore di coppia vissuto con le difficoltà dei tempi moderni: i disordini della vita coniugale, con la donna vero asse portante del mood casalingo e l’uomo, imbranato e goffo, confinato in una posizione di minoranza. Si ride, si balla, si comunica serenità: merito dei due soggetti in campo, abilmente diretti da Vasil Stefanov…
Alessia D’Andrea – Blu Occhi (Official Music Video) from renilin on Vimeo.
“Blu Occhi”
Le immagini, a volte, raccolgono i suoni e fortificano la loro potenza e la loro bellezza. E’ il caso del videoclip “Blu Occhi”, dove Alessia d’Andrea canta e improvvisa una serie di convincenti balletti all’interno del proprio microcosmo familiare. Lui e lei, lei e lui: l’anonimo compagno di vita, esile e tutt’altro che brillante, fa da contraltare all’avvenenza della giovane protagonista. Un incastro perfetto, un incontro piacevole dove il significato del brano (scritto da Maurizio Lauzi, ndr.), ribadiamo, acuisce la sua essenza. Tradotto così: non sarai bello, non sarai forzuto e neppure ricco, “ma hai blu occhi e per questo mi sciocchi…“.
“Blu occhi” è il primo singolo estratto dal primo album interamente in italiano di Alessia d’Andrea (a esclusione del brano “Beyond The Clouds”, ndr.), un progetto coraggioso e musicalmente elegante. “Blu Occhi” rappresenta quello che alcuni amano definire ‘il baffo della Gioconda’, piccola e perfetta imperfezione capace di arricchire un disco di rara bellezza. Rara come l’amore raccontato nel videoclip: poco in stile “Casa Vianello” e molto più incline alla più classica fiaba, quelle colorate e a lieto fine. Sipario.
(Foto Ufficio Stampa)