Chiamatelo come volete. Stage Diving, oppure Crowd Surfing. Detto questo, il Boss resta sempre il Boss: la lunga tournée è stata inaugurata così, planando sulle teste del suo pubblico, migliaia e migliaia di teste in festa che hanno osservato le gesta del grande Bruce Springsteen. L’autore di “Hungry heart” ha lanciato da Cape Town (Sud Africa) il tour mondiale di “High Hopes”, suo nuovo album (già numero uno in 17 Paesi, Italia inclusa). Con il precedente “Wrecking Ball” (2012), sperava di far pensare il mondo sulle colpe di Wall Street nella crisi finanziaria, ma il rock non fa più rivoluzioni, non scuote le coscienze…
Sulle onde del Boss
Sono passati 25 anni, anzi qualcosa di più. Era il 1988, ultima volta in Africa per Bruce Springsteen. Un concerto con Amnesty International in Zimbabwe, sullo sfondo il dramma dell’apartheid, con bianchi e neri distinti e divisi come fossero i tasti di un pianoforte. In questa occasione, lo show davanti agli 8 mila del Belleville Velodrome si apre con “Free Nelson Mandela” degli Special AKA che proprio negli anni ’80 divenne inno contro il razzismo. Poi il Boss dà spazio agli altri inni, quelli che hanno fatto grande tutta la sua gloriosa produzione, da “Born in the Usa” a “Born to run”.
Una notte in cui ha suonato senza sosta, senza freno, senza risparmiarsi. Dopo il Sudafrica sarà la volta di Australia e Nuova Zelanda. C’è chi lo aspetta in Italia, magari a Milano, per bissare il successo di Rock in Roma 2013 (GUARDA IL VIDEO), ma il promoter ha recentemente smentito questa possibilità. Springsteen ha ancora tantissima voglia di stare sul palco, probabilmente maggiore rispetto a quella di pubblicare nuovo dischi: l’ultimo “High Hopes” (LEGGI QUI LA RECENSIONE) è arrivato in fretta e furia, ma a un uomo nato per correre si perdona tutto. In nome di quella stessa libertà che permette a Bruce di navigare su un popolo in festa.
(foto by kikapress.com)