Qualcuno diceva che il fine di qualsiasi viaggio non sta nella meta, ma nel cogliere il senso del percorso compiuto. Quello dei Modà è stato lungo, colmo di sudore e di sostanza: dieci anni fa un Sanremo in sordina, poi il boom, la conquista di tanti traguardi, uno dopo l’altro. Kekko Silvestre e i suoi hanno lavorato “all’antica”, trovando terreno fertile nelle radio con il pubblico che si innamorava a poco a poco delle loro canzoni, tanto da farle diventare delle hit nello spazio di pochissimo tempo. La storia di questi giorni è un disco speciale, “Gioia…non è mai abbastanza!”, re-packaging dell’album multiplatino “Gioia” con dentro due inediti (“Dove è sempre sole” con Pau Donés degli Jarabedepalo, “Cuore e Vento” con i Tazenda).
Francesco è un ragazzo estremamente semplice, alla mano, conscio del fatto che il successo della band va diviso (e condiviso) con il sostegno dei fan: oggi tocca riconoscere che i Modà hanno sempre scritto canzoni di ottimo livello, sia melodico che armonico, con testi diretti al cuore della gente. La grande attesa per gli stadi fa da sfondo all’intervista: esce fuori la personalità di Kekko: quattro punti cardinali, Rocky, Vecchioni, i Pooh e il suo ‘lavoro’ per il Festival 2014…
Dimmi la verità, c’è più ansia per gli stadi o per i concerti all’estero…?
Guarda, non parlerei proprio di ansia, tuttavia è l’Italia il posto in cui abbiamo certamente qualcosa da perdere: la nostra realtà, la nostra dimensione rimane sempre questa, siamo arrivati qui dopo tantissima gavetta e mancare l’appuntamento con gli stadi influirebbe in modo negativo sul nostro percorso. A maggio, come sai, andremo a fare un giro all’estero, ma in verità non ci aspettiamo nulla: porteremo in Europa la nostra musica, sarà una bellissima esperienza, ma qualora dovesse andare meno bene, non sarà un problema. Torneremo a casa ancora più carichi…
A proposito di stadi: hai annunciato ospiti di senso, ma non di grido, come Jarabedepalo e i Tazenda…Potranno esserci altre sorprese sul palco o le escludi?
Ti assicuro, la volontà non è quella di fare una sorta di “Modà & friends”, la gente si aspetta le nostre canzoni. Siamo arrivati fin qui, fino ai due stadi più importanti d’Italia, dobbiamo godercela e, anche, dimostrare di essercelo meritato. Se arriva su quel palco, deve avere un senso: con Pau Donés (Jarabedepalo, ndr.) ci lega un’antica amicizia, mentre i Tazenda sono l’immagine bella di una terra che io adoro, la Sardegna. E, comunque, se lo stadio sarà pieno, dovrà esserlo per i Modà: lavoreremo per questo.
Serata finale del Festival di Sanremo 2013: un tweet dice ‘i modà sono un incrocio tra ‘Vecchioni e i Pooh’. Oggi voglio un tuo commento a riguardo…
Dobbiamo trovare l’autore di quel tweet e ringraziarlo! (ride) Dai, è troppo, davvero troppo. Magari fosse così, magari potessimo costruire col tempo la stessa carriera dei Pooh: esprimono ancora alla grande il concetto di band, sono ottimi musicisti e cantano tutti bene. Vero è che il loro è sempre stato un pubblico vasto, proprio come il nostro: si scrive e si canta anche per i bambini, perché no…
..di Vecchioni che dici?
“Se si potesse non morire”, credo che il tweet potesse riferirsi a quella canzone. Non tutti sanno che quando finii di scriverla, la mandai proprio al ‘Prof’, cercando il suo parere. Fu molto gentile, si fece vivo, dicendomi che avevo lavorato bene. Gli piacque, insomma. Per me, giuro, fu una grandissima soddisfazione.
Parliamo dell’ultimo videoclip, “Non è mai abbastanza”: ti senti più Rocky o Novecento?
L’idea era quella di una ballad intensa e delicata, partire da una dichiarazione molto forte, l’amore vissuto attraverso i suoi silenzi. Ho scelto proprio i tre film che esprimevano al meglio tutto questo, ho scelto le scene, non i film, dai cartelli di “Love actually” sino ai personaggi che hai citato tu. Mi piaceva l’intensità di Novecento che si innamora senza dire una parola, lasciandosi ispirare dalla ragazzina al di là dell’oblò. Infine ho scelto una delle scene più belle di tutta la saga di Rocky: quel bacio ha dato vita a trent’anni di amore tra lui e Adriana. Per rispondere alla tua domanda, beh, mi rivedo un po’ nella generosità di Stallone, nel suo non darsi mai per vinto.
Baglioni e Justin Bieber hanno deciso di lanciare prima le canzoni, una dopo l’altra, e poi il disco: Brando, che tu conosci bene, mi ha ricordato che i Modà furono i primi a fare così…
Sì e ci andò benissimo! Bisogna ammetter che l’idea fu di Lorenzo Suraci di RTL 102.5: noi, inizialmente, non eravamo d’accordo, poi ci siamo resi conto che la sua fosse una scelta vincente. Magari lo avremmo fatto anche in seguito, ma nel caso di Gioia i tempi erano ben diversi, c’era di mezzo anche Sanremo. In futuro chissà, potrebbe essere una strategia da non sottovalutare.
Hai detto ‘Sanremo’. So che non ci sarai, ma come autore ti piacerebbe riprovarci?
Quando scrivi per qualcuno, quando collabori con qualcuno, devi trovare persone che ti piacciano da un punta vista umano, prima ancora che professionale. Mi farebbe sempre piacere fare l’autore per occasioni del genere, l’ho già fatto per Emma e non escludo di rifarlo in futuro. Adesso ho appena scritto un brano per un cantante, un uomo, ma non posso fare il nome, per una questione di scaramanzia. Poi magari non lo prendono e facciamo tutti una brutta figura (ride).
Una certa stampa, a un certo punto, dava per certa una tua canzone per la Amoroso…
Quel che si è scritto è pura invenzione, la verità è che Alessandra non vuole andare a Sanremo: poi magari è tutta strategia e tra pochi giorni verremo smentiti, ma ne dubito.
Chiudo: la tua ‘canzone nell’armadio’, quella che amavi da ragazzino e ancora oggi ami fischiettare nei momenti di relax…
Complicato fare solo un nome. Ho amato da morire tantissimi pezzi di Gino Paoli, così come i primi dischi di Vasco Rossi. “Fiori rosa, fiori di pesco” di Battisti è la mia canzone preferita, gli anni ’90 per me volevano dire “Come mai” degli 883. Se penso all’infanzia, penso al cinema di quand’ero ragazzino, mi vengono in mente i Goonies: loro sopra al galeone, l’idea del viaggio, della speranza, l’incanto di quando eravamo piccoli e facevamo grandi sogni.
(foto by kikapress.com)
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