Un mondo nuovo, elettrizzante. Così avevano iniziato a conoscere Antonella Lo Coco (LEGGI L’INTERVISTA), talento sbocciato a X-Factor e, negli anni, in grado di costruire un percorso personale, scevro da ogni eredità catodica. Cantautrice amante dell’elettronica e della sperimentazione, mostra ottime capacità interpretative quando si affaccia all’universo delle cover: pezzi datati, pezzi che hanno fatto storia. Pochi minuti fa l’affascinante ciuffo ribelle ha postato sul suo canale YouTube il videoclip ufficiale di “Call me”, rivisitazione del celebre brano dei Blondie: un tuffo negli anni ’80, senza tapparsi il naso, anzi…
LoverCover: ecco “Call me”
Si chiama EP, un piccolo (grande) disco fatto di omaggi: “LoverCover” è un pregevole lavoro firmato Antonella Lo Coco, artista che conferma in questa occasione spiccate qualità interpretative. Nell’EP, oltre al singolo trainante “Call me”, Antonella canta dal vivo le sue versioni in chiave acustica di altre due grandi successi degli anni ’80: “Smalltown Boy” (Bronski Beat, 1984) e “The Passenger” (Iggy Pop, 1977). L’Ep è prodotto da Paolo Guerra per Agidi, con la direzione artistica di Charlie Rapino. Gli arrangiamenti sono di Marco Sabiu, le chitarre (acustica, lapsteel e weissemborn) di Roberto Angelini (LEGGI L’INTERVISTA). La mano di Bob si nota, eccome…
Omaggio-bonus nel finale
“Call me”, diventa “Chiamami”, cambia forma, spazio, colori. Arrangiamento delicato e coinvolgente per questa cover: definirla tale potrebbe risultare quasi ‘riduttivo’, per come l’artista emiliana è riuscita a plasmarla a sua immagine e somiglianza. Un po’ come quel costume fatto di lenzuola di seta che la protegge durante il suo canto.
Un libro di poesie d’amore, la pistola e la sigaretta come uniche armi per sopravvivere nel suo stato di sofferenza (e insofferenza). Cambiano le lingue, italiano, inglese, francese, resta intatta la richiesta: soddisfatta nel finale, con lo squillo del telefonino a venire in soccorso. Mentre, in sottofondo, risuona un ulteriore omaggio: gli America e la loro “A horse with no name”, chiamatela commistione o mashup, di certo è una buonissima idea.
(screenshot by YouTube)
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