Mito e leggenda sono termini pesanti, da utilizzare con cura. Non sono aggettivi, sono statue composte da lettere dell’alfabeto. Bob Dylan è una scultura, un’opera d’arte. Piaccia o no, è ancora oggi uno dei pochi a coinvolgere giovani e meno giovani con canzoni di oggi e di ieri. In questi giorni in Italia per il suo mini-tour, ha catturato il pubblico di Roma all’Atlantico Live: due tempi da circa un’ora, otto brani a tempo e una bella sorpresa.
Scaletta tutt’altro che scarna, dal rock al blues senza soluzione di continuità. L’ultimo album, “Tempest”, ma soprattutto i brani che hanno fatto epoca: “Don’t think twice it’s all right” è una meraviglia, l’arrangiamento muta – è vero – ma la serata parte col piede giusto…
Bob Dylan a Roma, il ritorno
Quello che si è svolto all’Atlantico Live di Roma è stato un evento, se ne parlerà a lungo, proprio come è accaduto per il precedente, quello del 1962. In quella occasione meno di 20 testimoni effettivi, stavolta è delirio ed emozione collettiva. Pubblico eterogeneo, uomini e donne di mezza età, ma anche tanti giovani. Mito e leggenda, come detto in apertura, questo è Bob Dylan. Come lui, oggi, pochi altri, pensiamo a Rolling Stones, Springsteen, forse Sting. In scaletta 17 canzoni, il top è la grande sorpresa, quella che da 16 fa diventare appunto 17 i brani previsti. Il capolavoro è “Like a Rolling Stone”, vale il prezzo del biglietto, come allo stadio con Maradona, Messi e Platini…
Non uno, ma due i concerti romani del suo “Never ending tour”. La Capitale accoglie Bob Dylan dopo i tre eventi di Milano e quello di Padova di venerdì. Con lui, sul palcoscenico dell’Atlantico Live una band di cinque elementi: Stu Kimball alla chitarra acustica, Tony Garnier al basso e al contrabbasso, George Receli alla batteria, Charlie Sexston alla chitarra elettrica, Bob Dylan al piano e all’armonica e Donnie Herron alla chitarra orizzontale slide, al violino e al banjo.
Scenografia essenziale
Brani come “Blowin’in the wind”, “Knockin on heaven’s door” e la già citata “Like a rolling stone” sono pietre dure, vero patrimonio dell’umanità.
L’elenco è lungo, le emozioni larghe. Bob Dylan propone un repertorio ottimamente assortito, soddisfando alcuni ‘desideri’. Magia e musica sul palcoscenico romano, alle spalle di Dylan un essenziale telo da teatro color bordeaux, qualche luce soffusa e tantissime note vive per aria. L’elenco è lungo, sì: “Highway 61 Revisited”, “Boots of Spanish Leather”, “Every grain of sand”. La storia continua…
(foto by facebook)
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