Quel che si definisce un giovane di belle speranze. Vent’anni per Giuseppe Giofrè, una carriera ancora tutta da costruire, ma la voglia irrefrenabile di dar vita a qualcosa di importante, giorno dopo giorno. Con entusiasmo e umiltà fedeli compagne. Fedeli come i suoi fan: amore viscerale, reciproco (“con molti di loro ho un rapporto diretto, ci sentiamo spesso“), costante. La formativa esperienza di X-Factor UK, il trionfo ad Amici nella categoria ballo e poi Mara Maionchi, che decide di prendere Giuseppe sotto la sua ala protettiva. Il resto è storia recente: un EP, “Call On Me”, che va alla grande su iTunes (1° posto nella classifica dance) e il desiderio di diventare un artista completo, internazionale, capace di unire (e bene) più forme d’arte. Come dice lui, “qui in Italia siamo chiusi, all’estero non si fa distinzione tra cantante e ballerino…“. Un ragazzo del sud, innamorato dei suoi genitori (“è grazie a loro se posso continuare a sognare“) e con tre nomi in cima alle sue preferenze: Justin, Britney e…
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Giuseppe, dal ballo al canto… Come mai?
Non avevo mai cantato prima di adesso, sono nato e cresciuto con l’amore per la danza, anche se qualche pensierino legato al canto ce l’avevo già da ragazzino, ma nulla di importante.
I tuoi fan hanno apprezzato questa scelta
Sono molto felice, in breve tempo sono riuscito a stringere una serie di rapporti d’amicizia: non sono solo sostenitori, ma veri amici. E’ grazie a loro se noi artisti vendiamo e/o stiamo in cima in classifica. Tra l’altro molti di loro hanno il mio numero, a volte riusciamo anche a sentirci.
Con te non si può non parlare di talent show: cosa ne pensi?
Ti faccio un esempio: gli One Direction. Loro hanno fatto benissimo a X-Factor UK, in seguito sono stati ospiti nello stesso format USA e qui da noi in Italia. Ecco la differenza: dalle nostre parti non riusciamo a creare un fenomeno di questo tipo…
Perché?
In Italia si vince un talent, ma poi rischia di fermarsi tutto lì: non credo affatto che “la colpa” sia da attribuire a chi va in gara. Non penso a un’inferiorità rispetto ai colleghi inglesi o americani: la responsabilità, spesso, è della produzione, dei discografici, di chi sta dietro ai singoli artisti.
A X-Factor UK hai fatto una bella figura..
Ero giovanissimo, per me fu il primo vero lavoro da ballerino: un’esperienza parecchio formativa, sotto tutti i punti di vista. Sai cos’è? All’estero siamo visti a tutti a 360 gradi, mentre in Italia si fa sempre una distinzione tra cantante e ballerino.
Tu, però, stai lavorando in Italia
Trovo che la mentalità qui sia ancora un po’ chiusa, ma per ora non mi va di allontanarmi, voglio provare con tutte le mie forze a fare bene: in giro ci sono tantissimi ragazzi che sognano, che hanno progetti. Non penso sia sempre necessario ospitare talenti provenienti da altri paesi.
Parliamo del tuo EP, i risultati di “Call On Me” sono più che buoni
Assolutamente sì, giuro che non mi sarei mai aspettato di arrivare al primo posto della classifica dance. Vuol dire che abbiamo lavorato bene. E’ un EP con tracce ballabili, certamente un prodotto un po’ diverso, rispetto a alle abitudini italiane. Molto importante è stato anche il mio autore, D NOVA: ci sentiamo spesso, anche lui è molto contento dei risultati raggiunti.
Italia, mi viene in mente Sanremo: ci pensi mai?
Sono un giovane artista, non posso non pensarci, ma onestamente non penso sia quello il palcoscenico ideale per uno come me. Se proprio dovessi scegliere, volerei all’Eurovision!
..dove è andato fortissimo Marco Mengoni, un italiano
Voce fantastica e grande presenza sul palco. A dir la verità, sopra di lui metto un’altra artista che abbiamo in Italia…
Chi?
Emma Marrone! La stimo tantissimo, a mio avviso è l’unica, vera popstar italiana. In prospettiva può migliorare ancora, togliersi soddisfazioni anche fuori dai nostri confini. Tanta energia, bellissima voce, brava davvero.
A parte Emma, quali sono i tuoi punti di riferimento, in Italia e all’estero?
Il mio è un genere un po’ particolare, qui da noi è difficile trovare dei modelli: in altri paesi mi verrebbe facile pensare a Justin Timberlake, un portento. Poi, sicuramente, Britney Spears: sono due miti per me. Andando più a fondo, penso anche a Madonna: ho sempre ascoltato le sue canzoni, lei rappresenta la storia. Anche in questo caso qualche influenza c’è, inutile nasconderlo…
Qualche giorno hai raccolto un gran successo al Gay Village
E’ un posto che mi piace molto: vado spesso a ballare, a trascorrere un po’ di tempo con alcuni amici. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un evento che accoglie circa 14 o 15 mila entrate a settimana, devo ringraziare Vladimir Luxuria per l’opportunità concessa.
A proposito di ringraziamenti: a chi è che oggi devi molto?
Certamente ai miei genitori: è grazie a loro se posso continuare a sognare. Passando al lato professionale, mi viene naturale pensare a Maria De Filippi, una alla quale non volterei mai le spalle, e Mara Maionchi: tutto il mio progetto nasce grazie a lei, una donna determinata, tra le poche in grado di poter cambiare in meglio il nostro paese, artisticamente parlando.
Chiudo: qual è la tua “canzone nell’armadio”, quella che canticchiavi da ragazzino e oggi torni a fischiettare nei momenti di relax?
Pochi dubbi, penso ai cartoni animati con i quali sono cresciuto: la canzone dei Puffi su tutte, ma anche Doraemon non scherza, eh… (ride).
(foto by kikapress.com)
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