Questo “Roar” da 65 milioni di views sembra essere un effetto boomerang: più se ne parla, più fa notizia, e più la “povera” Katy Perry è costretta a raccogliere piccole grandi critiche dai media. Dopo le accuse di plagio rivolte, più o meno direttamente, da Paola e Chiara (LEGGI QUI) e in seguito ai sospetti sulla somiglianza con “Brave” della rediviva Sara Bareilles, ci si mettono anche gli animalisti del Peta. Avete capito bene: il videoclip di “Roar” li ha fatti letteralmente infuriare. Sono arrivati a definirlo “crudele”…
Esagerati?
“Gli animali usati per l’intrattenimento sopportano terribili crudeltà e soffrono per il confinamento in spazi ristretti e per i metodi di addestramento violenti“, ha denunciato un rappresentante del Peta – People for Ethical Treatment of Animals. Secondo gli animalisti, inoltre, “il Serengeti Ranch, l’espositore che crediamo abbia fornito gli animali per il video Roar è stato oggetto di 22 ispezioni da parte del Dipartimento dell’Agricoltura Usa dal 2001“. A leggerla così questa dichiarazione di disappunto, sembra quasi che ci si occupi troppo di cose lontane dalla realtà. Non siamo qui a difendere Katy Perry, ma il videoclip – piaccia o meno – utilizza, attraverso suoni e immagini, la dimensione più giocosa della giungla, come tanti cartoni animati e film hanno fatto in tempi non sospetti.
La Donna Tarzan
E pensare che nel 2010 Katy Perry aveva ricevuto grandi complimenti dalla Peta per il suo regime alimentare vegan. Oggi le frasi degli animalisti sono di ben altro tenore: “Spesso gli animali diventano stressati e ansiosi quando vengono trasportati in ambienti sconosciuti – ha dichiarato la portavoce dell’associazione Merrilee Burke al “Daily Star”. Dunque, caduta di stile per Katy oppure ordinaria amministrazione che smetterà di avere senso già tra un paio d’ore? Giungla, tigri, coccodrilli e liane: la donna Tarzan s’è messa nei guai (ma non troppo).
(screenshot by YouTube)