Proviamo a parlare di musica, perché è quella il cuore della vicenda che raccontiamo oggi. Una canzone celebre a far da ariete (“Il mio canto libero”, ndr) e il tema della libertà sessuale trattato attraverso un musical. La polemica nasce quando la tesi dello spettacolo portato in scena a Bisceglie si fa più netta: l’omosessualità è una conseguenza della mancanza di una figura paterna e può essere curata con la preghiera. “Il mio canto libero (Scegli la vita!)” è il titolo del musical realizzato e messo in scena a Bisceglie dalla comunità Arca dell’Alleanza: lo scorso 16 agosto la cittadina pugliese è stato teatro di riflessioni e reazioni, anche piuttosto amare…
“Senza padre si diventa gay“
Titola così articolotre.com, a proposito della vicenda di Bisceglie. Proprio a pochissimi giorni dall’ennesimo fatto di cronaca legato all’universo dell’omosessualità (il suicidio del ragazzo romano preso in giro per il suo modo di intendere l’amore). Neanche a farlo apposta, ecco uno spettacolo di musica e parole che scatena una dura replica dell’Arcigay: il messaggio lanciato dalla rappresentazione, inclusa nell’ambito dell’iniziativa “Musical ed evangelizzazione per le strade e le spiagge a Bisceglie“, non ha convinto i turisti che si trovavano a passare da quelle parti. Per usare un eufemismo. Turisti che, una volta chiara la tesi dello spettacolo, hanno pensato bene di rivolgersi all’associazione Arcigay di Barletta, Andria e Trani.
La replica dell’Arcigay
Ecco le dichiarazioni del presidente di Arcigay, Flavio Romani: “Un messaggio falso e scellerato, che infierisce sul disagio e il senso di inadeguatezza che i giovani omosessuali sono costretti a provare nel nostro Paese e che oggi, ce lo dimostra la cronaca, ha i connotati di una vera e propria emergenza“. Tocca mettersi da questa parte e comprendere le ragioni dello sfogo: quando ci si sente chiamati in causa e, se vogliamo, ghettizzati, il risultato non può essere che questo.
Il messaggio e la sua interpretazione
Sono ormai settimane che il Parlamento starebbe valutando una vera e propria legge sull’omofobia. Non sappiamo se questa sarà davvero una soluzione, di certo chi fa spettacolo porta sul palco un messaggio che può essere oggetto di svariate interpretazioni: accade con le canzoni, con i film. Non abbiamo visto e ascoltato il musical: la questione sarebbe davvero troppo lunga, dire che senza un padre si possa correre il rischio di divenire omosessuale può forse essere una deduzione semplicistica. Si continuerebbe a dissertare sul “si nasce gay o si diventa gay“, oppure sul “figlio di genitori separati o figlio ‘adottato’ da una coppia omosessuale“. Questione infinita e complessa. Probabilmente impossibile da capire e/o condannare sulla scia di uno spettacolo musicale.
Libertà: sempre e per tutti?
Romani va all’attacco, quasi inferocito: “Questa è la libertà di opinione che i cattolici intendono salvaguardare nel testo della legge contro l’omotransfobia?“. Non sappiamo come finirà, certo è che il circolo rischio d’essere vizioso: libertà è una parola incontrollabile, a volte. Libertà omosessuale, libertà di espressione. Libertà di manifestare i propri sentimenti, libertà di lanciare un messaggio da qualsiasi palcoscenico del mondo. E’ tutto troppo grande, molto più grande di noi.
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