San Siro vestito a festa. Non conta l’umidità, non stanca l’afa di questo cuore estivo. La brillantezza di Robbie Williams è riuscita nell’impresa di accendere i cuori dei 55 mila che hanno riempito lo stadio, con la voglia irrefrenabile di rinfrescarsi. La carica, le canzoni dell’ex Take That, ricetta ideale per trascorrere una serata all’insegna dell’adrenalina. Due anni fa, per la clamorosa reunion della band, gli spalti erano gremiti: questa volta una folla di gente, ma niente sold out per l’angioletto “scapestrato” del video di “Candy”…
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E così, Robbie – novello “Re del Pop” – si è conquistato la palma di performer di primissimo livello, a forza di tournée, ospitate televisive, e primi posti in hit-parade. Aveva ragione Liam Gallagher, Mr. Williams è un po’ sovrappeso, ma la scena non ne risente: lui arriva imbragato, appeso a un cavo, e “gasa” il suo pubblico con pezzi da novanta come “Come undone” e “Let me entertain you”. Il Meazza è una bolla di entusiasmo e tributa un applauso infinito e fragoroso, dall’inizio alla fine.
FEEL
Che band!
Ottimo comunicatore, popstar di primissima grandezza, intrattenitore a 360°. Robbie Williams, quello che anni fa sembrava potesse raccogliere, nei Queen, l’eredità di Freddie Mercury. Ama l’Italia e azzarda complimenti pesanti: “Siete più rumorosi della Germania, della Spagna e della Francia“. San Siro lo ammira nella sua mise di paillettes nere e lui ricambia l’affetto con il più classico “Vi voglio bene, Italia“. Attorno a lui, una band di sei elementi più tre fiati e tre coriste: stupore e meraviglia per quel faccione gigantesco che fa da scenografia e per lo spettacolo dei fuochi artificiali che, certamente, faranno invidia a Matthew Bellamy e i suoi Muse (…)
KIDS (feat. Olly Murs)
Da “Candy” a “Everything changes”
C’è anche Olly Murs, secondo classificato a X-Factor UK del 2009 e definito come possibile erede dell’ex Take That, è acclamatissimo. Tutto il concerto è una fiaba pop, da “Minnie the moocher” a “Kids” (dove Robbie duetta proprio con Murs), sino al nuovo album, con “Be a boy”, “Not like the others” e “Candy”. Un tuffo nel passato (e lo stadio viene giù) per le celebri “Sin sin sin”, “Bodies”, la già citata “Come undone” (in coda le note di “Walk on the wild side” di Lou Reed) e – sorpresona – “Everything changes“, proprio quella dei suoi Take That.
ANGELS
Il finale
Amore ricambiato, dicevamo. Sta tutto in queste parole: “Negli anni scorsi mi sono sentito solo e non voglio che si ripeta“. Il Re del Pop dei nostri anni invita sul palcoscenico la giovane Chiara: in sottofondo va “Strong” e lei resta al suo fianco, nel suo letto da scena. La gloria finale balla sulle note di “Me and my monkey”, “Rock dj”, “Feel” e “Angels” (giocata sull’intro da favola di “My Way”). Evento, concerto, show. Per brevità chiamatelo, semplicemente, Robbie.
(foto by kikapress.com)
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