Chiamatelo pure “dinosaurock”, ma sarebbe un grosso errore. Ci sono dei casi in cui l’età non conta, se il cuore e l’anima prendono il sopravvento. E’ successo ieri sera con i Deep Purple, per il loro concerto evento a Milano, nell’ambito del “City Sound 2013“. Impossibile non scatenarsi alla vista di hit come “Highway Star” e “Smoke On The Water“, questi ragazzi sono riusciti a sopravvivere alle loro infinite mutazioni e sostituzioni, dall’addio del fondatore Ritchie Blackmore a quello del mito Jon Lord (scomparso lo scorso anno). L’Ippodromo del Galoppo assiste a un grande spettacolo, guai ad affermare il contrario…
Sono passati 45 anni dall’atto di formazione, i Deep Purple mostrano sempre grande intesa, grande affinità: leggende viventi capitanate da Ian Gillan, ancora ottimo cantante hard rock. La scaletta non prevede “Child In Time“, perché non tutto sopravvive all’interpretazione, non tutto riesce bene in eterno: Ian appare un gran signore, quando a fine concerto ringrazia il pubblico. Commovente. Anzi, artista vero.
Tanta roba!
Ci sono gli ultrasessantenni Ian Paice e Roger Glover, la sezione ritmica e lo show se ne giova a dismisura: non dimentichiamo che i Deep Purple, negli anni storici, hanno traghettato il blues e il rock’n’roll verso l’hard’n’heavy. Il chitarrista Steve Morse e il tastierista Don Airey completano la formazione che dona del rumoroso rock alla gente accorsa all’Ippodromo. Siamo partiti con “Vincent Price“, forse il miglior estratto del loro ultimo lavoro “Now What?!”, ma di roba ce n’è stata tanta sul palcoscenico…
Manca poco e sarà cifra tonda per il gruppo: “Now What?!” è il disco numero 19, il primo di inediti in nove anni: in cima al progetto Bob Ezrin, colui che aveva prodotto “Berlin” di Lou Reed e “Destroyer dei Kiss”. Tutt’altro che esordienti. Questo a dimostrare l’argento vivo che brilla ancora sulle teste della band, Milano se ne accorge subito e ringrazia…
LA SCALETTA
Impetuoso e violento il trittico “Deep Purple In Rock/Fireball/Machine Head”, pregevolissima “Into The Fire” (brano sottovalutato se ce n’è uno), senza dimenticare “No One Came” o “Space Truckin‘”. Non stupisce la presenza “Smoke On The Water” (che riff!) emoziona “Black Night”, un ritmo che richiama i music club degli anni ’70. Il top è affidato, gioco forza, a “Lazy“, con Ian Gillan che bacia l’armonica, con tenerezza. Proprio come 40 anni fa…
(foto by kikapress.com)