Uno di quei casi in cui basterebbe una sola canzone per pagare il biglietto. “I Just Can’t Get Enough” è il manifesto dei Depeche Mode: dopo Milano anche Roma salta e balla, scandendo ogni nota, ogni sillaba di questo pezzo. La memoria del pubblico capitolino è praticamente perfetta e, così come i brani più recenti incontrano una certa “simpatia”, anche quelli più datati vanno alla grandissima. Quella citata, poi, è fuori concorso e dà lustro alla serata evento dello Stadio Olimpico…
Ottimo rock quello della band britannica: una scaletta in crescendo, con i classici presenti dalla metà in poi, ottimo espediente per permettere al pubblico di scaldarsi gradualmente. Mattatore della serata è stato il leader, Dave Gahan, apparso in splendida forma dopo i problemi di salute di qualche anno fa. Un arrivederci, non un addio, quello dei Depeche Mode: torneranno in Italia nel 2014 per tre appuntamenti:
18 febbraio – TORINO Palaolimpico
20 febbraio – MILANO Forum di Assago
22 febbraio – BOLOGNA Unipol Arena
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Il palco
Forse il pubblico dello stadio non aveva considerato il triangolo (per dirla con Renato Zero). In questo caso si tratta di un palcoscenico sul quale viene posto un grandissimo triangolo privo di base, ad apertura a delta, progettato dal fotografo olandese Anton Corbjin (ha curato diversi dei video del gruppo inglese). Alle spalle di tutto un enorme schermo dove è possibile vedere le performance dei Depeche…
Altri due schermi ai lati, in simultanea con quello centrale. Dave Gahan, storico cantante del gruppo, ha avuto al suo fianco Martin Gore e Andy Fletcher (32 anni di intesa invidiabile), poi Peter Gordeno alle tastiere e Christian Eigner alla batteria. Il “Delta Machine Tour” porta in dote una scaletta di 24 pezzi, quasi un terzo (7) tratti dall’ultimo disco.
Tra nuovo e antico
Da “Precious” a “Black celebration” (tornata in scaletta dopo anni di assenza dai live), sino alla più ballata dall’ultimo lavoro, “Soothe my soul”. Dal passato elettronico ecco “Enjoy the silence”, non può mancare mai, poi, “Personal Jesus“, una sorta di rave catartico-elettronico, fino all’estasi. Si arriva al finale, l’Olimpico sfolla lentamente, dopo una serata magica.
(foto by kikapress.com)
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