Alcuni mesi fa abbiamo intervistato Dalia Gaber e dalle sue parole erano uscite fuori due notizie: la sua canzone preferita (“Un’emozione“) e la decisione di chiudere i battenti al Festival Gaber. Non volendo siamo riusciti a fare un buon raccolto. Oltre che racconto. Viareggio saluta, dopo 10 anni meravigliosi, una kermesse irripetibile, per numeri, entusiasmo, partecipazione, qualità. La consapevolezza che le cose, così come le persone, hanno una scadenza e devono attenersi a questa strana regola. Tutto finisce, tutto si rigenera: è da qui che ripartirà l’operosa signora Gaberscik, dopo essersi scoperta consumata attrice da palcoscenico in questa due giorni nel segno di G…
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Il genio di Paolo Rossi
Senza soluzione di continuità. Enzo Iacchetti aveva chiuso la prima sera con “Barbera & Champagne”, il suo sud-cessore Rocco Papaleo apre allo stesso modo l’atto finale del Festival: le emozioni si susseguono, Paolo Simoni (“Far finta di essere sani”) e un ispiratissimo Gian Piero Alloisio (“La libertà”, “La strana famiglia”) fanno ballare Dalia Gaber, scatenata nel backstage. Classe ed eleganza in rosa con l’estro di Lucia Vasini e Rossana Casale, genio incontenibile per Paolo Rossi: un fiume in piena di intelligenza mista a simpatia, regala alla platea “Qualcuno era del Partito Democratico“. Una maschera forse un po’ sottovalutata dal cinema italiano…
In attesa del gran finale…
Lo spettacolo va avanti e sale ancora, in un crescendo meraviglioso: Niccolò Fabi, perfetto anche in prova, interpreta a modo suo l’antica “Così felice” e fa riflettere con “Benvenuto il luogo dove”. Artista maturo e mai banale. Il pubblico partecipa, ribolle e attende il gran finale, un uomo dai capelli bianchi, quello che Papaleo definisce “tra i più grandi cantautori della storia italiana“. Intanto, ancora donne con Arisa (danza suadente su se stessa, sulle note di “Si può”) e la freschezza di Geppi Cucciari, ancora Rocco che rivisita “Mi fa male il mondo” (c’è la mano di Sandro Luporini) e poi…
Che nipote, Signor G!
..e poi Viareggio tributa il grande applauso a Claudio Baglioni che risponde con i fatti alle recenti, stucchevoli, critiche riguardo la sua brillantezza. Passaporto del tempo timbrato, vidimato e bollato per l’artista romano che ripropone “Le strade di notte” e “Non arrossire” e lascia tutti a bocca aperta con un virtuosismo di alta scuola: “Quando sarò capace di amare” diventa, quasi, un’altra canzone, mantenendo una forza espressiva e stilistica senza paragoni. Finisce in gloria, con un filmato a celebrare un’avventura durata 10 anni: la voce narrante è quella di Dalia e precede una tenera sorpresa, suo figlio che sale sul palco e canta, proprio come suo nonno. Gaber-Luporini, sempre loro.
(foto by Velvet Music)
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