Un’altra notte fantastica per Jovanotti. Cerca gli sguardi del pubblico di Salerno, tutto sembra possibile da queste parti, perché a vivere e far festa è la gente della notte. Altro giro, altra corsa: proprio come al Luna Park: lo Stadio Arechi vive un’emozione infinita e Lorenzo sta lì al centro del palcoscenico, in mezzo alla folla. Un canto collettivo, il desiderio di fare festa, di stare insieme, di partecipare a una bella occasione. Parole, puntini e il pensiero che va al suo passato, ai suoi ricordi, alla settimana enigmistica: “Per comporre delle figure sensate dovevo per forza lasciare fuori qualche puntino. Rimanevo lì a guardare questi puntini esclusi, a volte ne restava fuori anche solo uno e mi dispiaceva“. (…)
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Per un attimo lo stadio è in silenzio, quasi religioso. Lorenzo Jovanotti fermo, immobile. Un leggio immaginario (o immaginato, fate voi) e la voglia di parlare, di farsi sentire senza musica, una volta tanto. “Nel cielo, nella vita stessa ci sono infinite costellazioni di puntini e nessuno ci dice dove stanno, dobbiamo andare a cercare le nostre figure, e le figure sono infinite, come le persone. In una notte come questa io non penso a seguire i puntini, ma guardo le costellazioni, così come sono. E vedo migliaia di stelle, migliaia di puntini. Io stesso sono un puntino…“.
Un discorso, poco sermone e molta emozione, che trova sostegno nelle parole di Steve Jobs: “Gli anni ’90 erano quelli di Internet e proprio lì, nella grande rete, ascoltai un discorso di Steve Jobs agli studenti universitari. Volete un consiglio da me? – diceva – Bene, unite i puntini, connect the dots!“. Fare della propria vita un capolavoro, un disegno unico, speciale. Questo il credo di Lorenzo: “Ogni giorno possiamo cominciare un disegno nuovo. Se non ci piace possiamo cancellarlo e cominciare daccapo: ma non c’è un disegno unico, ma tutti i disegni possibili. Le stelle rimangono sempre lì, ogni stella è una vita e nessuna vita rimarrà mai esclusa dal disegno…“.
Prima di partire con la sua “Gente della notte“, un monito, senza la prosopopea di uno che si sente arrivato, depositario della verità dell’universo. Un piccolo consiglio, che è anche l’augurio di una nuova speranza: “Non state ad ascoltare chi dice che siete destinati a qualcosa di immutabile, la vita ve la disegnate come volete voi. Potete cominciare anche adesso…“.
(foto by kikapress.com)
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