Chiara Ragnini: “Prima il Premio Lunezia, poi Sanremo o The Voice…”

Una ragazza con una laurea in informatica, la testa sulle spalle e delle bellissime mani. No, non voglio proporvela per un matrimonio, ma solo raccontarvi la sua elegante semplicità: Chiara Ragnini è un talento della nostra canzone d’autore, una che si muove tra rose, giardini e scoiattoli (tra poco capirete perché), pur riuscendo a a farsi notare dalla folla. Mi piace, perché scrive le sue canzoni, perché suona bene la chitarra (“la mia coperta di Linus, dovrei imparare anche a farne a meno“) e perché ha qualcosa da raccontare. Il passato è per lei una lunga gavetta, con tanti riconoscimenti, il presente è la fase finale del prestigioso Premio Lunezia e il futuro ha il richiamo di cose e persone importanti, come una partecipazione a Sanremo (“ideale compromesso tra la canzone d’autore e un Talent Show“) e un duetto con artisti che ammira da sempre come Elio e i Subsonica. Seguitissima sui social network, ci regala anche un piccolo live dal terrazzo che guarda il mare, in mezzo alle montagne liguri: Chiara canta Battisti e lo fa a modo suo…

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Sei in viaggio verso Roma, “Premio Lunezia”…

Lo ammetto, ho un po’ di paura: sono mesi che sto “in pausa” dal palco, questo ritorno che mette ansia, anche se sono convinta che questa lieve angoscia si tramuterà presto in adrenalina ed emozione. Quello del Lunezia è un palco importante, spero davvero di arrivare i finale: per ora siamo in quindici, poi saranno (o saremo) in sette. La scrematura continuerà sino al 21 luglio, data della serata finale. Dovrebbero esserci Malika e i Negramaro, meglio non pensarci neppure…

Andiamo indietro, alla tua “Due castelli sulla sabbia”, con l’idea di farsi truccare durante il video…

Quell’idea è venuta a Luca Lombardi, videomaker di Sanremo: una bella trovata, immediata e simpatica: volevamo coltivare l’idea di far “passare entrambi i percorsi”, scena e retroscena, esorcizzando il dietro le quinte degli artisti. Un videoclip fatto con estrema semplicità, era quello che poi sarebbe stato inviato a “Sanremo Social”.

Su YouTube i tuoi “Homeplay” con occhiali da vista: la forza di presentarsi in maniera informale

Mi piace approcciarmi così alla musica e al pubblico, in maniera nuda e cruda. Proprio come ho fatto con il disco e come farò con il prossimo: alla base ci deve sempre essere la sostanza, poi ci si costruisce sopra qualcosa. Del resto, se una cosa è bella, lo è anche senza trucco, c’è sempre tempo per arricchirla e farla a crescere.

Come mai hai scelto per noi un brano “legato” a Lucio Battisti?

Beh, ho suonato Battisti, perché l’anno scorso ho partecipato ad un concorso speciale, “La lira battistiana”, e in quell’occasiona il Premio era rivolto a Ivan Graziani: mi hanno invitato a partecipare e ho scelto “I think of you” (E penso a te, ndr.), la versione di Tanita Tikaram: tra l’altro la ripropongo spesso nei live, anche in versione acustica, violino e basso. Ne sono innamorata.

Nelle tue canzoni trovo spesso giardini, rose, scoiattoli, boschi: sei “bucolica” da sempre…?

(ride) Anche quel videoclip è stato girato da Luca Lombardi: eravamo a Sanremo, in una villa che guardava il mare: a un passo da noi c’era un roseto meraviglioso, non potevamo non approfittarne! Io sono sempre stata un po’ bucolica, ma mi sento “donna di città”. E’ vero, spesso esce il mio lato campagnolo, anche perché ora vivo sulle alture della riviera di ponente ligure, mi sfogo attraverso la musica, ma devo ammettere che la città mi manca molto.

So che da ragazzina eri più metallara, quando hai cambiato strada?

Sono sempre “metallara dentro, punkettara”. Non ho limiti, ascolto tutto: ogni cosa può farmi crescere: nel 2003 ho conosciuto Marco Canepa, produttore che ha lavorato con Branduardi, Alexia e Zucchero: un bellissimo percorso, chiuso nel 2006, che ha allargato i miei orizzonti: mi sono mossa verso la canzone d’autore, il folk, un pop più latino. Sono cambiate le mie curiosità, mi sono anche avvicinata al genere electro-swing…

Adoro quel tipo di musica!

Sì, molto interessante. A me piace molto lo stile dei Caravan Palace: li ho ascoltati dal vivo a Nizza, sono davvero fortissimi. In Italia abbiamo Simona Molinari, è una di quelle che ammiro di più, forse potrebbe sperimentare di più, ma resta una grandissima artista.

Non perdi mai di vista la tua chitarra…

Da questo punto di vista sono come Joan Baez, solo da quel punto di vista, sia chiaro! (ride). Pensa che al Premio Lunezia non potrò portarla sul palco con me. Lo ammetto, è una maschera, un elemento che protegge e dà sicurezza, un po’ come la coperta di Linus: vorrei metterla da parte, almeno per qualche volta…

Talent Show e premi d’autore: esiste una via di mezzo secondo te?

Credo che il Festival di Sanremo sia ancora un buon compromesso, uno show a tutti gli effetti, ma legato all’universo della canzone d’autore: Fazio quest’anno è andato in quella direzione, dopotutto, va ricordato. Proverò a parteciparvi nel 2014: anzi ti dico che il Festival e The Voice Of Italy potrebbero precedere l’uscita del nuovo disco.

Hai detto: “Interpretare le proprie canzoni è più difficile”, approfondiamo questa cosa?

E’ semplice, quando scrivi una cosa totalmente tua, ti metti completamente a nudo: se scrivo “su di me”, ho difficoltà tirare fuori le emozioni, perché penso che sia difficile emozionare qualcuno, un estraneo, con la mia vita privata. C’è chi scrive canzoni anziché andare in analisi, è quasi terapeutico: in quel modo getti via la maschera e racconti tutto di te…

Baccini, Ron e Tricarico: dammi tre aggettivi

Amavo Baccini fin da piccolina, mi ha emozionato incontrarlo: è un artista molto versatile. Tricarico è difficile da inquadrare, prima di aprirsi agli altri ci mette un po’, come tutti i genovesi. Ron è un signore.

Cosa c’entra una laurea in informatica?

Sono divisa a metà: attualmente mi occupo di web application, mobile application, etc. Quello è il mio lavoro, la mia parte razionale. L’altro emisfero è la musica, la parte più emotiva, la mia parte più “di petto”, senza la quale la mia vita sarebbe molto più povera.

Due cose prima di chiudere: qual è il tuo duetto dei sogni?

Ti faccio tre nomi: Elio, Vinicio Capossela e i Subsonica. Se, invece, qualcuno dovesse scrivere per me, allora non avrei dubbi, sceglierei di lavorare con Bungaro, per me l’autore migliore in circolazione.

La tua canzone d’infanzia che ritorna nei momenti di relax?

Vengono in mente una marea di cartoni animati, da “Jem” a “Piccoli problemi di cuore”. Pensa che conservo ancora i dischi della Five Records! Ma ci sono almeno due canzoni che mi fanno pensare ai viaggi in macchina con i miei genitori, “Piazza Grande” di Dalla e “Dieci ragazze” di Battisti: cantavo a squarciagola sul sedile di dietro, era difficile fermarmi…

(foto by facebook)