Francesco Guccini a Macerata: “Basta così, mi ritiro dalle scene”

Scegliamo questa foto, perché sembra quasi che il soggetto stia facendo il conto alla rovescia. Quel count-down, spauracchio di ogni vero artista, è terminato. Francesco Guccini si ferma ai box e non riparte: fedele a quanto detto tempo fa, a margine del suo ultimo album, “L’ultima Thule“, un lavoro intenso e diverso dal precedente, come spesso accade ai grandi, incapaci di ripetersi. Attore con Pieraccioni, scrittore di canzoni per i Nomadi, entertainer, per se stesso e per il suo pubblico. La domanda è facile e retorica: sarà la stessa cosa, d’ora in poi, senza di lui sul palco?

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Tempo fa erano stati, in tempi diversi e con modi differenti, due della nuova generazione di “cantautori”, Cremonini e Ligabue e a dire la loro sulla sua decisione di appendere il microfono al chiodo. Solo quello, perché la penna sarà sempre viva e vigile. Almeno secondo noi. Del resto, l’aveva detto: “..infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio, perché con questa spada vi uccido quando voglio…“. Ma quella, forse, era un’altra storia. Sono passati cinque anni dal mio ultimo concerto di Francesco Guccini, era un palasport gremito, oltre due ore di passione, di grinta e di carica, con un pubblico transgenerazionale, dai 20 ai 70 anni

Capace di commuoverci con brani come “Canzone per un’amica“, di farci riflettere con “Dio è morto” e di condurci all’amore, anche quello impossibile, con “Vorrei“. Toccherebbe citarle tutte, ma diventerebbe una commemorazione e non ci va. Un po’ come Paolo Villaggio ha fatto con la morte, così Guccini ha fatto con la storia del ritiro: ne ha parlato a lungo, ma non è mai stata una bieca mossa di marketing. Il giorno è arrivato: ieri sera il gigante della canzone italiana ha celebrato il proprio addio alla musica dal vivo. Ha scelto lo Sferisterio di Macerata, “Musicultura” ex Festival di Recanati. Non a caso, un luogo frequentato da giovani cantautori di belle speranze, autori, talenti veri, vivi.

Tra gli ospiti clou della 24esima edizione, per la la serata conclusiva. “Non mi mancherà il palco, ma il prima e il dopo con gli amici della band, a tirar tardi fino a notte“, ha spiegato il cantautore emiliano. Ha deciso di passare il testimone ai Musici, la band che lo ha accompagnato per decenni: l’argentino d’Italia Juan Carlos «Flaco» Biondini alle chitarre, l’inossidabile maestro Vince Tempera alle tastiere, Antonio Marangolo ai fiati, Pierluigi Mingotti al basso, Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, Oscar Del Barba al piano e al microfono Danilo Sacco.

L’avvelenata” non può mancare. Manifesto sempreverde e sempre valido. Esempio e modello per chi oggi fa questo mestiere, perché oggi – come mai – toccherebbe fare qualche canzone di protesta. Queste le sue ultime parole su un palco, ieri sera: “Lascio perché sono stanco, mi manca la forza, la voglia e il desiderio di fare canzoni. È nobile ritirarsi quando il successo è ancora alto, senza aspettare il declino…“.

(foto by kikapress.com)