Appartiene alla generazione di chi faceva tanti mestieri prima di raggiungere quello desiderato. E’ stato a lungo dietro le quinte, come regista radiofonico e come autore televisivo. Piano piano ce l’ha fatta e oggi, oltre a essere uno dei conduttori più garbati e preparati della Tv italiana, è soprattutto protagonista del programma più seguito delle mattinate On Air, “Deejay Chiama Italia”. E’ il caso di dire “Velvet Chiama Nicola” (e lui risponde). Ho avuto la fortuna di conoscere Nicola Savino meno di due anni fa quando lo invitai a Milano per presentare il mio libro: quella volta poco tempo per parlare di musica, stavolta recuperiamo. Grande amore per De Gregori e Ligabue (riscoperto negli ultimi anni), gusti tutt’altro che scontati in fatto di artisti e canzoni e un’interessante opinione sul mondo dei Talent Show. Indirettamente legata a un edicolante siciliano…
Attualità: Psy doveva essere con voi in radio, poi i fischi dell’Olimpico e…
Si è diffusa una voce incontrollata secondo cui il prezzo del biglietto fosse lievitato per il suo ingaggio: era scontato che l’avrebbero fischiato. Ha fatto bene ad annullare gli impegni promozionali, è una cosa tipicamente italiana quella di non accettare contaminazioni, soprattutto nello sport: negli Stati Uniti con il Superbowl montano e smontano un palco in 20 minuti, e Beyoncé fa lo spettacolo alla perfezione. Da noi, invece, non si può…
Oggi c’era De Gregori, è tra i tuoi favoriti della musica italiana?
Mi piace da morire. Proprio adesso ho tra le mani il suo ultimo disco: c’è un brano, “Guarda che non sono io“, che secondo me è un capolavoro: lui racconta di una giornata in cui viene fermato da un fan che gli chiede di una vecchia canzone. De Gregori, che in mano ha le buste della spesa, si estranea e dice al ragazzo che è la canzone la cosa che gli deve interessare, non l’artista. La canzone, col tempo, è diventata di tutti, per cui è una cosa che quasi non appartiene più al suo autore.
Altri nomi di oggi e di ieri?
L’incontro con Lucio Dalla: ricordo quando andammo a vederlo con Linus qui a Milano, al Teatro Smeraldo. Eravamo in prima fila, fu una grande emozione. Lui era uno dei miei preferiti. In seguiti sono stato felice di avere intervistato e felicissimo di essermi innamorato di Ligabue: ho imparato ad apprezzarlo ogni volta di più. Ho riscoperto con piacere anche i suoi primi pezzi, davvero belli.
Negli anni in cui “frequentavi” Fiorello lui conduceva il primo (inconsapevole) Talent Show, il Karaoke: che ricordi hai?
Fiancheggiavo Rosario in quel periodo, vero. In effetti i Talent Show di oggi sono una sorta di “Karaoke 2.0“: la sostanza è sempre quella, cambia il formato. Lo sconosciuto che attraverso la Tv riesce ad avere successo, cantando. Il Karaoke era molto genuino, adesso c’è il televoto, c’è più ansia, dovuta alle lunghe pause, fondamentali per fidelizzare il telespettatore. Era un Talent Show in embrione, ecco!
Nel 2006 conducevi “Rio” su Radio DeeJay, era dedicato alle sonorità anni ’80: lo rifaresti?
Lo ricordo con grande affetto: fu una immane fatica realizzarlo, ma portò molte soddisfazioni personali. Era pieno zeppo di interviste, protagonisti dell’epoca, dal paninaro di Drive In (Enzo Braschi) a Sabrina Salerno, dai Righeira a Red Ronnie. Sovrapponevano le chiacchierate ai dischi, per fare due ore ce ne mettevamo dodici! Tempi televisivi e non da radio. Con quel passato ho chiuso i conti, i programmi che guardano indietro sono un po’ tristi secondo me, preferisco l’attualità a 360°.
Cosa ami in particolare della musica nuova?
Tempo fa mi piaceva parecchio un gruppo un po’ border line, penso si siano anche sciolti, come tutte le band: si chiamavano “I Cani“. Sorprendente album d’esordio, davvero fantastico: un disco del 2012. Oggi con Linus abbiamo messo un pezzo di una ragazza validissima, Levante: sono convinto che farà bene quest’estate. Tra quelli più mainstream, più affermati, apprezzo tanto i Baustelle.
Parentesi, esperienza al cinema per te: ci torneresti?
Tra tutte le cose professionali della mia vita, è stata quella che ho fatto meno bene: del resto, il cinema è una scienza esatta, non da relegare ai ritagli di tempo. Credo di aver buttato via un’opportunità, tornassi indietro rifarei tutto un po’ meglio.
Musica in Tv: cosa pensi dei tre format del momento: “Amici”, “The Voice” e “X-Factor”?
Ho accolto con piacere il successo di “The Voice”, perché questa volta il pubblico ha compreso l’essenza del Talent Show: una conduzione sobria e per conduzione intendo anche tutta la parte musicale. Un format dai ritmi più umani, più pacati. Per il resto, essendo un Disc Jockey mi piace il patinato, la rapidità, di X-Factor: sono due generi diversi, come il Rock ‘n Roll e il Jazz, non si possono fare paragoni ed è bello che esistano entrambi.
Tu e Dj Angelo siete stati la versione moderna di Arbore e Bracardi? Un azzardo, vero?
Un paragone che mi lusinga, ma con Arbore mi accomuna solo l’essere di origini foggiane! (ride) Sono due personaggi inarrivabili, tutto qui.
Quale canzone tieni “chiusa a chiave”? Una che ti fa quasi vergognare…
Sono un ragazzo degli anni ’80, mi vengono in mente alcune “vergogne discografiche” di Den Arrow, lui lo sa e ne ridiamo spesso insieme. Ad esempio, la sua “Mad Desire” era un mezzo capolavoro, così come “Maybe One Day” dei Creatures, gruppo romagnolo di quell’epoca. Ho il 45 giri di Den, me lo autografò quando venne all’Isola dei Famosi, bellissimo ricordo.
Il libro: sei alla seconda ristampa, mi piace chiudere così
“Lacrime di fragola” ha un bellissimo intento benefico: i ricavi saranno devoluti all’Airett, associazione italiana che si occupa della ricerca per la cura della sindrome di Rett, una malattia rara che colpisce le bambine. Nascono sane, poi si ammalano e restano ferme su una sedia a rotelle. La mia è una favola sul “bullismo” ai tempi dell’asilo, ma molto divertente. Sono davvero felice di aver fatto questa cosa, spero possa essere utile.
(foto by kikapress.com)
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