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Noemi: “Autori italiani poco coraggiosi, a The Voice porterei Curreri…”

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E’ una di quelle di cui non si può fare a meno, perché riesce a mescolare l’ironia e la competenza, il gioco con la creatività. Sa prendersi in giro, ma quando c’è da fare sul serio, quando parte la base, lei attacca e non ce n’è per nessuno. Noemi non ha sfondato a X-Factor, ma – accanto a Mengoni – ha fatto la storia di quel Talent Show. E’ stata (l’ho detto un anno fa e lo ripeto) la vincitrice morale di Sanremo 2012, dove a trionfare poi fu Emma. Dove fece gli auguri alla madre al termine della sua esibizione. Insomma, pur non vincendo, Veronica Scopelliti è una che ha sempre convinto. E non è poco per chi fa questo mestiere. Dalla platea dello studio di The Voice Of Italy mi accorgo – una volta di più – di quanto sia vera, di come sia attenta al suo Team: mai contenta, ma sempre sorridente e disponibile. Nel momento in cui vorresti farle una critica, lei si mette a cantare e ti frega: porca miseria. Circa un’ora faccia a faccia, non è da tutti: mi piace la sua schiettezza, mi piace guardarla adesso al piano, mentre accenna un pezzo di musica classica e mi piace pensare di poterla rivedere (e riascoltare) quando tutta questa avventura sarà finita…

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The Voice: perché l’hai fatto, Veronica?

Era pericoloso per me, avendo già gareggiato in un Talent. Volevo fare arrivare alla gente il mio punto di vista sulla musica, volevo e voglio portare avanti la bandiera del saper fare musica, quella buona. E’ quasi una missione. E’ una piccola battaglia che deve partire da noi stessi artisti: il rischio è che presto non si venderanno più dischi, sarebbe un peccato.

Chi vorresti portare qui per dare qualcosa in più al tuo Team?

Gaetano Curreri, soprattutto per una questione “autorale”. Secondo me al nostro “sistema” manca un vero ricambio generazionale. Adesso sembra quasi una lotta tra cantanti e cantautori, brutta abitudine che non porta da nessuna parte. Il problema è che non c’è rinnovamento: pochi autori giovani in giro, perché? Poco coraggio, tanta paura di essere sé stessi, manca lo specchio della società dei trentenni di oggi. Io amo gli autori con una personalità definita, quelli originali: bene Casalino, ma distante da questa definizione. Diego Mancino è ad esempio un giovane coraggioso e a me piacciono gli uomini che hanno coraggio…

Facciamo finta che un produttore matto decida di fare un film su The Voice: nel ruolo dei coach chi metteresti?

Mmmm…Difficilissimo! Ad esempio, per Piero mi viene in mente Steve Buscemi, la mia unica certezza è questa!

Cocciante non si girò con Valentina Ducros per “Quando finisce un amore”: tu invece sì per Marcela Cibukaj e la tua “L’amore si odia”. Come mai?

Torniamo al concetto di prima, lei è una che ha dimostrato di essere coraggiosa. A parte che ha una voce strepitosa! Comunque io e Riccardo siamo completamente diversi, non solo per i ricci (ride). In quel caso specifico sono stata in bilico sino all’ultimo, mi dispiace che oggi non sia qui, ma il gioco è questo.

Tu hai avuto a che fare con la scherma: per The Voice quale sport ti viene in mente?

Il pugilato, senza dubbio. Questo format ha dimostrato di essere un corpo a corpo: sangue, sudore e lacrime! Il palco visto come ring, assolutamente: del resto, nella musica ci sono anche i fendenti, i colpi bassi. Tra l’altro il nostro mestiere, proprio come quello dei boxeur, è lotta senza esclusione di colpi, è disciplina…

Chi ti ha colpito finora negli altri Team?

Parlo solo dei miei e loro sono i più forti di tutti! Devo dirti la verità, sono stata davvero fortunata, questi ragazzi sono molto diversi tra loro, una squadra variegata: giallo, rosso, verde e blu, i colori primari. E’ stato bello lavorare con loro fino a questo momento. Sto crescendo anch’io qui, sono molto felice.

Tutti hanno parlato di eccessivo buonismo a The Voice: come la vedi?

Possono cambiare canale, l’alternativa c’è: noi rispecchiamo un certo modo di fare musica. Lasciamo fuori dalla porta atteggiamenti estranei a questo mondo. Qui non è come a X-Factor o Amici: non per denigrare quei programmi, ma qui regna la musica, arriva il giovedì e c’è la possibilità reale di far parlare solo la canzone, l’esibizione, non la vita personale, non il privato. E’ prima serata, è un gruppo di giovani che ha una bella occasione: cantare e basta. Oggi è tantissimo.

Si è parlato anche della scelta di farli cantare o meno in italiano…

Guarda, è un gap pensare che i nostri progetti debbano avere mercato solo in Italia, questo significa tagliarsi le gambe. Io mi sento un’anima a metà, adoro il soul e il blues, ma sono cresciuta con De Gregori, Battisti, Guccini, Battiato: a volte noi italiani siamo un po’ chiusi, sarebbe bello farsi sentire nel resto d’Europa. Il futuro di questi ragazzi è in Italia, gioco forza, ma vorrei che cambiasse questo trend.

Ah, dimenticavo: che ci facevi a Venezia?

(ride) Beh, stavo lavorando… Per fortuna canto, qualcuno ancora mi cerca! Dai, forse già a fine mese sentirete parlare di qualcosa di nuovo. Venezia è una bella cornice, mi piace lasciare un po’ di mistero…

(foto by kikapress.com)

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