A Giulio Andreotti non era mai piaciuto “Il Divo”, film diretto da Paolo Sorrentino e ottimamente interpretato da Toni Servillo. Pare, invece, che avesse apprezzato la nota canzone di Francesco Baccini contenuta nell’album “Nomi e cognomi” (1992). Colma di sarcasmo, la lirica del musicista ligure difendeva, solo in apparenza, le attività dell’ex senatore a vita. Eppure lo stesso Andreotti, allora Presidente del Consiglio, gli inviò una lettera, con congratulazioni allegate. “Chi ha baciato cicciolina? Andreotti. Chi non paga mai in tribuna? Andreotti. Ma lasciatelo stare, poverino, questo dargli addosso è tipico italiano…“. Un disco a tratti geniale…
“Prodi, Berlusconi, sono tutti uguali…“. Parte così una esibizione live di Baccini, nello stesso album (che a questo punto vi consigliamo di ascoltare) è presente anche una dedica ad Antonello Venditti, un pezzo che probabilmente ha ispirato Cristicchi nella sua “Vorrei cantare come Biagio Antonacci”: il cantautore romano un anno fa ha invece scritto qualcosa per Berlusconi, ma sulla stessa lunghezza d’onda, quella dello sberleffo e della satira costruita attraverso la musica…
“Mi manca tutto, mi manca tutto di te, le gran cazzate che mi sparavi.. (…) Silvio! Che farò senza di te, mi riprenderò la vita che ho vissuto insieme a te…“. Un’altra epoca, ma satira simile, concentratta sempre nella stessa direzione, quella di un solo individuo in grado di incarnare il potere e di dividere un paese. Le critiche alla politica, insomma, non sono mai mancate, è accaduto a pioggia e con tanta ironia anche con la indimenticabile “Nun Te Reggae Più” di Rino Gaetano (il cantante calabrese li citava proprio tutti, il video a corredo era stato un lampo di genio). Ma, per ricollegarci ad Andreotti, ci tocca alzare di molto il livello, contestualizzando anche il momento storico dello “statista gobbo”. Giorgio Gaber in “Io se fossi Dio” lanciò un’accusa verso quella classe politica, verso quella corrente in particolare che oggi sembra essere ritornata al potere…: “Io se fossi Dio, quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio, c’avrei ancora il coraggio di continuare a dire che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana è il responsabile maggiore di trent’anni di cancrena italiana…”
(foto by kikapress.com)
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