“Go away you bomb, get away, go away“, che tradotto vuol dire “Vattene bomba, fila via, sparisci“. Sono passati cinquant’anni, anche a contarli ci vuole tanto, è davvero un’eternità. Echi di bombe, di rumori sordi e di frastuono, contro qualcosa che ha fatto male, riguardo qualcuno che niente di male ha fatto per subire sofferenza. La musica, quella d’autore, quella che piace a tutti (perché è così che deve essere) non è mai stata lontana dalla realtà, da quanto di brutto ha corroso il tempo e lo spazio della gente. Cinquant’anni, dicevamo. Era un giorno qualunque del 1963 quando Israel “Izzy” Young chiese a Bob Dylan di scrivergli il testo di una canzone sulla bomba nucleare…
Chi era “Izzy”…?
Un uomo qualunque, ma capace di dare una scossa con un piccolo gesto. La classica piccola miccia che scatena qualcosa di buono nell’aria. Lui, fondatore del “Folklore Center” al Greenwich Village di New York, nonché organizzatore del primo concerto del mito Bob Dylan. A gentile richiesta Bob accolse la sua proposta e scrisse un testo bellissimo: Israel lo avrebbe poi inserito in un libro contro la guerra e contro le armi di distruzioni di massa. A quel tempo Dylan stava lavorando all’album “The Freewheelin“, un disco decisivo per la sua carriera, quello che lo avrebbe consacrato quale eccelso musicista di talento. Nessun rifiuto, nessuna vanità: il giorno seguente si presentò di fronte a Izzy e consegnò la lirica “Go away you bomb”.
All’asta adesso: poi una canzone?
Cinquant’anni, 1963-2013: per tutto questo tempo l’originale è rimasto nelle mani di Israel Young, ma adesso (sarà per la cifra tonda) ha deciso di metterlo all’asta. Si terrà il 26 giugno, Christie’s, South Kensington Londra) col fine ultimo (nobile, aggiungiamo noi) di sostenere la sua fondazione. La base d’asta è stimata in 25 mila sterline.
Purtroppo il testo è molto attuale, duro, terribilmente reale (e realistico). La cifra che dovrà sborsare colui che vorrà assicurarsi il manoscritto è di certo elevata, ma possiamo dire che i soldi sarebbero ben spesi. Nell’attesa che qualcuno, magari proprio il vecchio Bob (compirà 72 anni a fine mese), trasformi il tutto in un canto unico.
(foto by facebook)