Cantare in inglese non è mica facile per un italiano, occorre capire un testo. Anche se, a volte, i pezzi in lingua UK sembrano essere poveri e privi di profondità, rispetto a quelli di casa nostra che puntano molto sull’aspetto “autoriale”. Premessa doverosa per dire che Mick Jagger (non piemontese, nè napoletano) è stato definito quale geniale scrittore di testi per canzoni. A dirlo è Tim Rice, noto per opere di elevato spessore come “Evita” e “Jesus Christ Superstar”. L’indiscusso leader dei Rolling Stones si mantiene benissimo, è una leggenda del rock mondiale, ma da qui a proferire tale convinzione, beh…
Tocca prendere i brani più noti, quelli che tutti conoscono: “I can’t get no, oh no no no. Hey hey hey, that’s what I say“, oppure “Yeah yeah yeah to the Harlem shuffle. Yeah yeah yeah to the Harlem shuffle“. Non ce ne voglia, Mr. Rice, ma robe del genere avrebbe potuto scriverle qualunque essere con alla base la licenza media. Vero è che nell’epopea degli Stones c’è anche molto altro (vedi più sotto).
Il compositore, vincitore di un premio Grammy e reso Sir dalla regina Elisabetta nel 1994, ritiene che Mick Jagger sia il miglior compositore di testi di tutti i tempi. Impossibile pensare che Rice si sia rimbambito (68 anni non sono tanti) quando ha deciso di consegnare al glorioso “Daily Mail” la lista dei suoi 5 compositori di testi preferiti…
Dopo l’autore di “Paint it black“, ecco Don Black (paroliere di alcuni temi dei film di James Bond), Bob Dylan, Cole Porter e Sammy Cahn. Queste le parole di Tim Rice: “Mick è un paroliere sottovalutato, perché la gente solitamente lo considera un eccellente performer e non vede altro. Mick, poco dopo dei vent’anni, già scriveva cose come ‘Play with fire‘, su una ereditiera di zona St John’s Wood, e ‘Mother’s little helper’, su delle donne che prendono pillole. Le sue canzoni erano brutalmente realistiche“.
Curioso che lo stesso Rice, ammetta di essere già al lavoro per un musical basato sulla storia di Machiavelli. Canzoni degli Stones, ovviamente. Scritte da Mick Jagger, ovviamente. A voi il commento.
(foto by kikapress.com)